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Governo, Meloni e la sinistra che tace sugli scontri: “Simpatizzano con i violenti”

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Le elezioni regionali in Basilicata come un test per il governo prima dello scoglio delle Europee. La premier Giorgia Meloni e i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani ci tornano insieme sul palco con Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa e Gianfranco Rotondi per la chiusura della campagna elettorale dell’uscente Vito Bardi, esponente di Forza Italia. La presidente del Consiglio non le manda a dire: «Non dico che va tutto bene, io sto dicendo che ce la stiamo mettendo tutta» e «siamo pronti a continuare a farlo. Non lo facciamo perché ce lo chiede il partito, lo facciamo se ce lo chiedete voi. La democrazia è bella per questo. In un anno e mezzo, questo governo ha prodotto più dei governi messi insieme con lo scotch della sinistra». Poi parla della piazza di Potenza come una «boccata di ossigeno» per la possibilità di tastare il polso dei cittadini.

 

 

L’inquilina di Palazzo Chigi, inoltre, snobba le critiche e assicura: «Noi da 30 anni a questa parte non stiamo insieme per interesse», ma «per scelta. Non credete alle fake news che servono soltanto a tentare di mettere zizzania, ma noi ridiamo per le ricostruzioni che si fanno». Le fa eco Salvini che, poco prima sul palco, chiarisce: «Il centrodestra è unito e compatto in Basilicata e a livello nazionale. Si mettano l’anima in pace Conte, Schlein e i loro sostenitori, questo governo andrà avanti per cinque anni. Poi voi ci direte se abbiamo fatto bene». E poi Tajani, pronto a correre alle Europee da capolista in quattro circoscrizioni, dà manforte agli alleati e dice: «I confini del centrodestra si allargano, il vero campo largo è il centrodestra, perché sempre più forze si avvicinano a noi. Abbiamo una visione alternativa rispetto alla sinistra, a parte che bisogna capire che visione hanno visto che litigano sempre».

 

 

La presidente del Consiglio non risparmia strali alla leader del Nazareno e non solo. «Non mi vengano a fare la morale sui soldi alla sanità. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha detto che le tasse sono belle, perché ci si paga la sanità. Noi siamo il governo che ha messo più soldi della storia d’Italia sulla sanità», rivendica. E, dopo aver espresso vicinanza alle forze dell’ordine dopo gli scontri a ’La Sapienza’ di Roma, sentenzia: «Nessun esponente della sinistra ha avuto il coraggio di esprimere solidarietà, probabilmente perché simpatizzano più con chi li ha aggrediti». Quindi, Meloni parla di «fisco amico» e di uno «Stato che non deve rompere le scatole, ma deve essere al fianco di imprese e di lavoratori». Allora, si scaglia contro le «fake news» di cui «siamo diventati la capitale mondiale», dalle polemiche sul carcere per i giornalisti al tema spinoso dell’aborto, passando per l’autonomia. Su quest’ultima riforma, cavallo di battaglia della Lega, che approderà in Aula alla Camera il 29 aprile, osserva: «Hai voglia a dire il governo abbandona il Sud. Figuratevi se io che credo nell’Italia più di ogni cosa potrei lasciare metà di questa nazione indietro. Hanno sbagliato interlocutore. Non mi stupisce che quelli che si scagliano contro l’autonomia differenziata più degli altri sono quelli che hanno i peggiori parametri in Italia». Meloni la fa breve: «È finita la repubblica delle banane dove i prevaricatori e i delinquenti la fanno sempre franca. La sinistra si può stracciare le vesti quanto le pare, non mi interessa, fin quando lo fa significa che sono dalla parte giusta della storia».

 

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