Bari, il divorzio Conte-Schlein. La partita del grillino Laforgia: avvocato del Pd nei guai
A Bari i giochi sono fatti: il campo largo è un triste ricordo e nell’agone del centrosinistra sarà una sfida all'ultimo voto tra Vito Leccese e Michele Laforgia. Alle elezioni Comunali, il candidato del Pd e l’avversario dei 5 Stelle correranno divisi. Ad annunciarlo, ieri, proprio i due sfidanti: «Confermiamo la nostra volontà di restare entrambi in campo in vista dell’appuntamento elettorale dell’8 e 9 giugno. Anche se andremo divisi al primo turno, vogliamo ribadire con forza che siamo entrambi dalla stessa parte, alternativa a una destra arrogante». Dalla stessa parte e con gli stessi voti. Perché, anche se Leccese è appoggiato da Pd, Verdi e Azione, mentre Laforgia è in corsa con il sostegno di 5 Stelle, Sinistra italiana, Italia Viva, +Europa e socialisti; l’avvocato disporrebbe di un consenso sotterraneo tra i dem. Il suo nome, fortemente voluto da Nichi Vendola, sarebbe in grado di arrivare al cuore del cerchio magico del Pd pugliese, facendosi largo tra i fedelissimi del governatore Michele Emiliano e le decine di funzionari della Regione. Non è un mistero che Laforgia, considerato uno degli avvocati più di grido, nel suo carnet di clienti possa vantare di amministratori dem che si troveranno a dover decidere se mettere la X sul nome del loro difensore di fiducia o apporre la preferenza in base alle indicazioni del Pd.
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Tra ex assessori, vertici di agenzie e funzionari, il nome di Laforgia, d’altronde, è una garanzia, visto che la Regione Puglia con Vendola lo aveva nominato avvocato in una serie di cause, dallo scandalo appalti nella sanità tarantina all’ex Ilva. Sembra assicurata la preferenza di Elio Sannicandro, ex direttore generale Asset, fedelissimo di Emiliano, che quando era sindaco lo aveva nominato prima responsabile del Piano strategico metropolitano e poi assessore all’Urbanistica. Sannicandro è assistito da Laforgia nel processo su tangenti e appalti truccati, finanziati con le risorse del dissesto idrogeologico. E ha già preso posizione, impegnandosi con i suoi contatti tra imprenditori e professionisti, visto che ha creato un gruppo su whatsapp, il cui nome è una garanzia. «Vota Laforgia», nato inizialmente per il sostegno alle primarie e indicativo su dove andranno certe preferenze. Sempre Laforgia ha difeso Vito Ladisa, l’imprenditore condannato insieme al deputato dem Claudio Stefanazzi, nonché capo di gabinetto di Emiliano, alla sbarra insieme al governatore, assolto invece a maggio scorso, per finanziamento illecito.
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Fedelissimi e anche no. L’aspirante sindaco di Giuseppe Conte ha difeso pure "nemici" di Emiliano, come l’ex assessore ai contratti del Comune di Bari, Emanuele Pasculli, denunciato nel 2011 dall'allora sindaco e assolto grazie a una magistrale difesa di Laforgia, che ha smontato l'impianto accusatorio costruito con le ricostruzioni del governatore. Il candidato pentastellato, inoltre, aveva presentato il ricorso al Tar per la mancata elezione a consigliere, nelle Regionali del 2020, di Sergio Blasi, già segretario del Pd in Puglia. E ancora, oggi lavora alla difesa di tre imprenditori implicati nell’operazione Codice Interno, i 130 arresti per voto di scambio politico-mafioso, in cui è stata arrestata anche la consigliera della maggioranza di Antonio Decaro, Maria Carmen Lorusso, e il marito Giacomo Oliviero. Difende poi Luciano Canfora per la diffamazione alla premier Giorgia Meloni e assiste il regista Paul Haggins nella storiaccia della violenza sessuale. Laforgia, che ha dimostrato doti di preveggenza sugli arresti, ha invece rinunciato al mandato per Alfonso Pisicchio, l’ex assessore regionale dimessosi dell’agenzia Arti poche ore prima dell’arresto. E ieri una nuova tegola su Bari: Paolo Pate, presidente dell’Amiu, la municipalizzata dei rifiuti, si è dimesso perché rinviato a giudizio «per attività privata, non legata al ruolo».
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