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Primarie M5S al veleno, per i candidati spunta l'esame con Crimi e Taverna

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Edoardo Sirignano
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Primarie al veleno per i 5 Stelle. Altro che uno vale uno. Ci sarà un listino dei vip, senza preferenze e un secondo per i comuni mortali. Questi oltre a dover superare un ballottaggio, dopo un primo turno regionale, saranno sottoposti alla valutazione di una sorta di tribunale dell’inquisizione, probabilmente formato dal duo Taverna-Crimi. Andiamo, però, con ordine. Nella giornata di domani, tutti gli iscritti del Movimento saranno sottoposti a due votazioni. La prima riguarda i profili che dovranno guidare le compagini nelle varie circoscrizioni. In questo caso i registrati sulla piattaforma dovranno manifestare il loro assenso o dissenso a una short-list pubblicata online. Praticamente dovranno validare i nomi proposti dal capo politico. Tra questi ci sono l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, scelto per guidare il M5S al sud e l’ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, a cui toccheranno le isole.

Per quanto riguarda la parte alta dello stivale, invece, dovrebbero esserci due europarlamentari uscenti: nel nord ovest, salvo sorprese dell’ultima ora, la fedelissima di Grillo Sabrina Pignedoli, mentre nel nord est Maria Angela Danzì. Unica incognita quella del centro, dove le opzioni sono diverse, dall’ex portavoce di Palazzo Chigi Rocco Casalino fino al professore della Sapienza Livio De Santoli. Le ufficialità dovrebbero arrivare solo in tarda serata, quando il M5S dovrebbe presentare i suoi big. Discorso diverso, invece, quello relativo alla seconda votazione, ovvero sui componenti delle liste. Si voterà su base territoriale. Solo i primi dieci di ogni Regione (che dovrebbero essere comunicati tra il 19 e il 20 aprile) accederanno a un secondo turno. I più Solo i membri della top ten di ogni regione potranno accedere al ballottaggio che si svolgerà il 22 aprile votati, in una sorta di ballottaggio, che secondo l’organizzazione interna al Movimento dovrebbe svolgersi il 22 aprile, in base al consenso ottenuto, saranno inseriti nelle varie circoscrizioni. L’iter per quelli che qualcuno chiama «gli sfigati», però, non finisce qui. Secondo quanto si vocifera nei Meetup, prima di essere inseriti in lista, dovrebbero essere sottoposti a un orale, in cui dovrebbe essere verificata sia la conoscenza delle lingue, sia la fedeltà ai principi del Movimento. Se in un primo momento si pensava che fosse lo stesso Conte a capo della commissione esaminatrice, nelle ultime ore circola una strana voce relativa a una sorta di nuovo organo inquisitore, guidato per l’occasione dalla vicepresidente Paola Taverna e dall’ex reggente Vito Crimi. Saranno ovviamente esentati dal colloquio gli europarlamentari uscenti fuori dal listino o chi si è già candidato. Tra coloro che dovranno, invece, seguire, tutta la trafila ci sono uomini e donne alla prima esperienza nel variegato universo grillino. Tra questi anche Fabrizio Marrazzo e Marina Zela, cofondatori del partito Gay Lgbt+. Pur essendo rappresentanti di un movimento che in Italia registra un bel po’ di iscritti, non vengono inseriti nella short-list che bypasserà le preferenze. Anzi sulla loro candidatura non mancano le polemiche, come quella di Lorenzo Borrè, ex pentastellato e per il gotha di Conte «l’avvocato dei ricorsi». Illegale avrebbe manifestato dubbi sulla loro partecipazione alla competizione, in quanto il regolamento interno stabilisce che nessun potenziale candidato può essere iscritto ad altri partiti o movimenti. A difenderli, intanto, sarebbe stato lo stesso entourage di Conte, che pur non avendoli blindati, gli avrebbe concesso il privilegio di confrontarsi con il doppio voto. L’ex premier, come il miglior Ponzio Pilato, se ne lava le mani, affidando agli internauti l’ardua sentenza.

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