conti in sospeso
Europee, il poker anti Pd di Bonelli-Fratoianni. E spunta pure una palestinese
Il sognatore rinnega la verità di fronte a sé, il mentitore solo davanti agli altri. Chissà a quale delle due categorie nominate dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche apparterranno i quattro candidati alle prossime elezioni europee presentati ieri da Alleanza Verdi e Sinistra. Mimmo Lucano, Ignazio Marino, Massimiliano Smeriglio e Leoluca Orlando hanno un passato legato a doppio filo al Partito Democratico. Esperienze politiche, visioni del mondo, polemiche a non finire: la storia dei quattro "reietti" del Nazareno è densa di spunti, ma anche di enormi preoccupazioni per Elly Schlein. Soprattutto in vista dei voti che i quattro potrebbero portare via ai dem nella tornata di giugno.
Mimmo Lucano, fulgida icona della follia immigrazionista, lo scorso febbraio confessò di aver ricevuto un’offerta. E di averla cortesemente rimandata al mittente. «Ho detto di no al Pd, non potevo legarmi a un partito che ha accettato la guerra». L’ex sindaco di Riace è tornato poi sul suo storico cavallo di battaglia: «Mi candido controcorrente rispetto a una Europa che ha fatto dell’esclusione il suo credo, dei respingimenti la sua bussola politica, degli accordi vergognosi la sua strategia del lavoro sporco appaltato ad altri. Mi candido contro l’Europa dei respingimenti, delle deportazioni, della guerra alle navi delle Ong colpevoli del reato di umanità». La linea politica della segreteria guidata dalla donna dai tre passaporti è stata il motivo dell’addio al Pd di Massimiliano Smeriglio: «Con Schlein c’è stato un dialogo, credo dovessero fare delle verifiche, poi più nulla. Non nascondo un dissenso politico importante, ma in un grande partito non dovrebbe essere un problema. C’è una assenza di agibilità determinata da logiche territoriali autoreferenziali. Sempre le stesse. Prendo atto, con disappunto, dell’indifferenza verso il lavoro svolto e l’imbarazzo per le battaglie fatte. Soprattutto quelle ambientaliste e pacifiste». Smeriglio ha ribadito la sua determinazione nel portare certi temi (secondo lui messi in soffitta dal Pd) al prossimo Parlamento Europeo. «Bisogna urlare con ancora più forza: Basta bombardamenti sui civili, basta vittime innocenti a Kiev così come a Gaza».
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E che dire di Ignazio Marino, ex sindaco di Roma dal dente molto avvelenato, per l’arcinota vicenda che lo ha visto come involontario protagonista durante la sua permanenza al Campidoglio: «Un partito che si definisce democratico ha deciso di non utilizzare gli strumenti democratici, come un voto di sfiducia, ma si è invece rifugiato nello studio di un notaio. Il Pd in molte circostanze e in molte aree del nostro paese è diventato una sorta di comitato elettorale». Infine, Leoluca Orlando, a chi gli chiedeva della nativa di Lugano, ha risposto mostrando con orgoglio le sue (presunte) doti medianiche: «Al Pd rimane un anno di vita di rilevanza politica, se non cambia. Per essere alternativi alla destra sovranista, Schlein e Conte non devono lasciarsi prendere dalle competizioni». Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, oltre ai quattro moschettieri, hanno deciso di candidare anche Souzan Fatayer, docente di origine palestinese. «Il governo Netanyahu deve rispettare la legalità internazionale e fermare l’occupazione illegale del territorio palestinese», ha detto.