campo santo

Elezioni Europee, ancora scintille Schlein-Conte. Pd verso la direzione sulle liste

Prima carica l’orgoglio Pd, messo a dura prova negli ultimi tempi, poi avverte Giuseppe Conte. L’alternativa alla destra, dice sicura Elly Schlein dalla sala conferenze di palazzo Grazioli, di fronte alla Stampa estera, o passa dal primo partito di opposizione o non esiste: serve rispetto per la comunità democratica. Nonostante il gelo delle ultime settimane, però, la segretaria dem non intende dichiarare la morte del cosiddetto campo largo. L’impegno nella costruzione di un fronte che possa competere con Giorgia Meloni e compagni resta. «Certo - ammette - non vorrei che fosse un problema solo mio ma una responsabilità anche delle altre forze di opposizione che dovrebbero aver chiaro che l’avversario è questo Governo». La leader del Nazareno non intende nascondere le difficoltà del momento ma vuole allargare lo sguardo per dar conto di numeri e dinamiche dell’alleanza: «Sicuramente qualche problema c’è, ma vorrei segnalare a chi dichiara morta la costruzione dell’alternativa, che in 4 su 5 regioni siamo andati insieme, in 22 comuni su 27 c’è l’alleanza. Non mi sembra così morta la costruzione dell’alternativa», argomenta. In verità, i "consigli non richiesti" arrivati dal leader M5S negli ultimi giorni non sono stati troppo graditi. «Schlein cambi il Pd prima che il Pd cambi lei», aveva azzardato Conte dalle colonne del Corriere della Sera.

 

  

 

 

«Questa comunità merita rispetto, Nessuno deve ridurla a macchietta, io questo non lo accetto e non ho bisogno né di consigli né di altro per fare quello per cui sono stata eletta», replica a muso duro la leader. Dalla Calabria, però, la "canzonata" di Conte non si fa attendere: «Si rilassi - la stoccata -  Se supereremo il Pd alle europee, non farò valere questo come motivo di leadership». E se sarà la direzione convocata per domenica 21 aprile («in pieno voto in Basilicata», non dimentica di sottolineare la minoranza interna) a decidere delle liste e della candidatura della leader - in tanti aspettano un suo annuncio ufficiale - Schlein, intanto, rivendica quanto fatto in questo anno al Nazareno. «Abbiamo rialzato la testa. Discutevamo se il Pd sarebbe sopravvissuto o meno, dal punto più basso, il 14,5%, siamo tornati su al 20%. Abbiamo lavorato testardamente alla costruzione di un’alternativa alle destre. Sono cresciuti gli iscritti (sarà dedicata a Enrico Berlinguer la tessera 2024, ndr) ed è cresciuto il 2x1000. Il Pd è un partito sano, primo partito in tanti Comuni», dice chiaro. Certo, quanto accaduto in Puglia non può essere taciuto. «A Emiliano ho chiesto un rinnovamento netto e profondo - insiste - Siamo concentrati sull’obiettivo: evitare che interessi sbagliati e trasformisti possano inserirsi. Devono trovare le porte chiuse e sigillate. Ci stavamo lavorando già da prima, continueremo a farlo», spiega. Quanto al duello in corso a Bari con il M5S sul candidato sindaco, Schlein rimanda la palla al confronto tra i due nomi in campo: Vito Leccese, sostenuto dal Pd, e Michele Laforgia, appoggiato dai pentastellati.  L’ex magistrato ed ex parlamentare di centrosinistra Nicola Colaianni, individuato come possibile figura terza per sanare lo strappo, infatti, ha fatto passo indietro: «Ho riscontrato che, pur nella sostanziale convergenza ideale e programmatica, permangono rigidità che non rendono possibile una composizione», spiega. Il confronto, spiegano gli sherpa, è ancora in corso. «Noi siamo con Vito Leccese, persona specchiata e capace - insiste Schlein - Gli ho detto che siamo con lui anche se vuole tentare ancora una strada unitaria». Intanto, dopo l’indagine della procura,  Decaro ha revocato la delega all’assessore al Bilancio dopo l’Alessandro D’Adamo. «Ogni dichiarazione che faccio sulla Puglia viene strumentalizzata, mi dicono che sono opportunista, ho portato un patto per la legalità. Ora di fronte a quest’ultimo scandalo giudiziario non mi pronuncio - commenta Conte - Lascio che si pronuncino i gruppi dirigenti del Pd».