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Votopoli a Bari, lo scontro finale: un ex prefetto per fregare il M5S

Mira Brunello
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È tutto abbastanza meraviglioso, nel senso di surreale, quello che sta succedendo in Puglia in queste ore. Che poi per correttezza, in realtà, bisognerebbe scrivere, in questi anni, la "soap" infatti non è certo una novità di stagione. Un teatrino delle ombre piuttosto, dove le marionette passano da una lite all’altra, più per rispettare lo spirito dello spettacolo, che per convinzione. Michele Emiliano, fino ad ora, le aveva scampate tutte, con il suo abituale maramaldeggiare tonante, lasciando il palcoscenico centrale ai due protagonisti assoluti: Elly Schlein e Giuseppe Conte. Ora però lo scontro diventa lessicale (più che politico), ed il pomo della discordia per l’appunto si arrovella intorno all’assessore alla legalità. Il feticcio brandito dal leader M5S e strappato al volo, più per disperazione che per altro, dalla segretaria del Pd. Che ha dato ordine ai suoi di accaparrarselo subito per battere il piè’ veloce Giuseppi. Ed il nome giusto era già in casa da qualche settimana, guarda le coincidenze: Antonella Bellomo, ex prefetto di Bari, e da qualche giorno nuova coordinatrice del Nucleo Ispettivo Regionale Sanitario, alle dipendenze del Presidente della Regione. I dem insistono sul loro nome, l’avvocato di Volturara Appula digrigna i denti, rivendica la primogenitura, e mette subito le cose in chiaro: «L’assessore alla legalità deve essere nostro, è il nostro sigillo per andare avanti».

 

 

Poi c’è il rebus degli assessori, cambiare senza azzerare è il fragile punto di intesa, oltre ai due dimissionati delle prime ore, altri due potrebbero seguirne il destino, l’ex Forza Italia Rocco Palese (per l’appunto un esterno) e Giovanni Francesco Stea. Emiliano si appella all’orgoglio della sua amministrazione, è il momento giusto per puntare i piedi, in pratica continua a fare il suo. Il governatore sa che tra meno di 60 giorni si voterà per le Europee ed il Pd ha bisogno di tutto meno che di un monumento in frantumi, ovvero la sua giunta. Naturalmente non manca lo spazio per l’avanspettacolo più spinto, come l’appello di duecento sparuti militanti dem che firmano un appello situazionista: «È imbarazzante, scoraggiante per certi versi, difficile. Eppure, noi ci siamo». Insomma geometrie esistenziali, canterebbe Franco Battiato. O come Domenico De Santis, che interpreta un doppio spartito allo specchio, da segretario regionale dem e contemporaneamente stretto collaboratore di Emiliano, già suo vicecapogabinetto: «Abbiamo chiesto a Michele di dare un forte segnale di rinnovamento e un cambio di passo alla giunta. Siamo soddisfatti della pronta risposta del presidente. Siamo al lavoro per dare seguito alle indicazioni della segretaria Elly Schlein». Insomma illusionismo allo stato puro.

 

 

È che tra i dem inizia a serpeggiare il panico per un’altra scossa, che potrebbe sconvolgere gli assetti regionali e gli equilibri concordati per il dopo Emiliano. Ovvero si indebolisce a vista d’occhio la candidatura alle europee di giugno di Antonio Decaro. E non per la sola possibilità di scioglimento per mafia del Comune di Bari, ma per l’effetto delle polemiche in corso. L’operazione di ‘maquillage’ del primo cittadino non è riuscita, dopo l’orgoglio-day contro il ministro Piantedosi, niente è più andato per il verso giusto, gli arresti sono continuati, il clima si è ulteriormente intorbidito. Al punto tale, che Elly si chiede se è davvero conveniente per il Pd candidarlo alle Europee al secondo posto (alle spalle della giornalista Rai Lucia Annunziata) nella circoscrizione del Sud. Che non è soltanto una questione che riguarda le prossime elezioni ma soprattutto le regionali dell’anno successivo. Tutti sanno da tempo che il vero successore di Michele Emiliano è proprio il presidente dell’Anci. È chiaro che un eventuale inciampo a giugno, rimetterebbe in discussione anche il passaggio del testimone. Insomma ci sono tutte le condizioni che la soap pugliese vada avanti ancora per qualche altra stagione, colpi di scena garantiti.

 

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