Migranti, l'accusa di Piantedosi: "Così l'Ong li gettava in mare"
Ieri nel question time al Senato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha chiarito le dinamiche intorno al fermo della nave Mare Jonio, imbarcazione della Ong Mediterranea Saving Humans oggetto di uno scontro politico negli scorsi giorni. I fatti precedenti: circa una settimana fa, l'imbarcazione arriva a Pozzallo sbarcando 56 persone salvate a circa 95 miglia dalle coste libiche. Sulle dinamiche del salvataggio, però, si è innescata una discordanza tra autorità libiche ed equipaggio della Ong. Secondo i libici, un gommone della Ong si sarebbe avvicinato alla motovedetta libica che già stava effettuando il salvataggio, incitando le persone già tratte a bordo a gettarsi in acqua. Secondo invece gli operatori della Mare Jonio, la situazione di pericolo sarebbe stata creata dalla motovedetta libica, da cui sarebbero stati esplosi colpi di mitra. Una volta arrivata in Italia, però, la Mare Jonio è stata sottoposta a fermo e ammenda pecuniaria, circostanza che aveva portato l’equipaggio e il capo missione Luca Casarini a convocare una conferenza stampa molto accesa a bordo dell’imbarcazione. «Il governo italiano invece di proteggere una nave italiana appoggia azioni criminali producendo una rappresaglia».
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Ieri, dunque, il ministro dell’Interno ha illustrato la ricostruzione dei fatti. Il gommone della Mare Jonio «si era avvicinato alla motovedetta libica Fezzan - ha spiegato il titolare del Viminale - in un momento successivo a quello in cui quest’ultima aveva già assolto agli obblighi di salvataggio in mare. Nell’occasione, le persone presenti sul gommone incitavano i migranti a lanciarsi in mare per interrompere le operazioni di salvataggio in atto da parte dell’unità libica, con ciò mettendo a repentaglio l’incolumità delle persone stesse, tanto che diversi migranti si sono gettati in acqua per poi essere nuovamente soccorsi, in parte dalla motovedetta libica e in parte dal predetto gommone che li ha poi trasbordati sulla Mare Jonio». Dunque «è in questa fase che risulterebbe siano stati esplosi effettivamente alcuni colpi di avvertimento in aria affinché le predette imbarcazioni private si allontanassero, così da poter riprendere le operazioni di salvataggio».
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E ha proseguito: «è pertanto evidente chela nave privata Mare Jonio non è mai stata incaricata dalle autorità competenti a effettuare operazioni di soccorso in argomento all’interno della zona dove si sono svolti i fatti». Questa condotta, ha affermato il ministro dell’Interno «ha determinato l’applicazione e delle sanzioni». E su cui, peraltro, ieri il comandante e l’armatore della nave hanno presentato ricorso al Tribunale Civile di Ragusa. Piantedosi ha inoltre spiegato: «L’obiettivo del governo sarà quello di contrastare ogni indebito, illecito o insostenibile ingresso sul territorio nazionale di persone». In questa direzione vanno «le politiche del governo volte a implementare i corridoi umanitari, i canali legali di ingresso e i percorsi socio-lavorativi». Intanto due giorni fa 9 persone hanno perso lavitaa 30 miglia da Lampedusa.