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Bari, Giuseppe Conte ritira gli assessori. Ma il M5s sapeva dal 2020

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Rita Cavallaro
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Giuseppe Conte ha fatto pulizia. E a Bari ha scaricato Elly Schlein, rompendo qualsiasi possibile alleanza per le Comunali, e pure il governatore Michele Emiliano. Una mossa che ha scatenato una «forte irritazione» al Nazareno. La miccia che ha mandato all'aria un matrimonio mai celebrato, che aveva scricchiolato già dalle primarie in cui litigavano perfino su dove svolgerle, è la valanga di arresti dem per la compravendita di voti nel capoluogo pugliese, al punto che il presidente dei 5 Stelle aveva mandato più di un pizzino alla segretaria del Pd, avvisandola di passare al setaccio il suo partito e depurarlo da cacicchi e capibastone. Forte della titubanza di Elly sul repulisti, Conte ha fatto la mossa del cavallo. E ha attuato la rottura totale. «Stiamo leggendo pagine di politica, che sono anche di cronaca giudiziaria, che fanno tremare i polsi. Non combattiamo solo Meloni e soci, non facciamo sconti nemmeno a chi è nel nostro campo. Vogliamo dare una fortissima scossa, è il momento di fare pulizia e tabula rasa. Dobbiamo estirpare la cattiva politica. Rinunciamo al nostro ruolo di governo, rimettiamo tutte le deleghe», ha detto il puro che, in un colpo solo, ha epurato anche i suoi.

 

 

La sua mossa del cavallo, infatti, si trasforma tragicamente nel cavallo di Troia, a ben leggere le dichiarazioni di Antonella Laricchia, la consigliera regionale 5S candidata per ben due volte, senza successo, a governatrice della Puglia. Proprio lei, il 2 luglio 2020 aveva diramato una nota, all'indomani dell'avviso di garanzia all'allora assessore Alfonso Pisicchio, per l'inchiesta sulvoto di scambio che, mercoledì scorso, ha portato il fedelissimo di Emiliano a dimettersi ad orologeria, poche ore prima dell'arresto. «Ne rimarrà soltanto uno... ormai abbiamo perso il conto degli assessori indagati in cinque anni di Giunta Emiliano», aveva detto Laricchia, sottolineando che «un tempo all'avviso di garanzia seguivano almeno le dimissioni, ma da quando tra gli indagati c'è anche lui, Emiliano ovviamente non ha più avuto il coraggio di chiederle». La pentastellata annunciava che «presto lanceremo iniziative per garantire un voto trasparente e pulito. Solo così la Puglia potrà davvero cambiare». Tanto presto che, nel mentre, sono passati quattro anni, senza che nessuno degli esponenti grillini abbia mai lasciato la poltrona. Nemmeno nell'ultimo mese, quando inchiesta dopo inchiesta gli arresti sono arrivati anche in Regione. Mentre sullo sfondo si rincorrevano gli allarmi del candidato sindaco dei 5S «in pausa», l'avvocato Michele Laforgia, il veggente di Bari che annuncia sempre il tintinnio di manette. Lo stesso che difende diversi arrestati e che ora ha rinunciato alla difesa di Alfonso Pisicchio, «allo scopo di evitare, anche a tutela dell’indagato, qualsiasi ulteriore speculazione sulla presunta, e inesistente, interferenza fra la mia attività professionale e il mio impegno civile e politico», ha detto.

 

 

Insomma, il blitz di Conte a Bari dà potere al capo, nel suo onirico disegno di sottrarre voti al Pd per attestarsi a federatore del centrosinistra a scapito della Schlein, ma indebolisce i pentastellati baresi, che hanno assistito in silenzio a una presa di posizione annunciata da loro nel 2020. «Le inchieste sono eloquenti, siamo per tutte le garanzie costituzionali, ma si sta estendendo 1 la zona grigia», ha det. to Conte, «e quando c'è questo non ci 4 può essere il M5S». Così ha fatto alzare i suoi dalla poltrona: «Rinunciamo agli incarichi pur di cambiare le cose». Via Rosa Barone, assessore al Welfare della giunta Emiliano, niente più delega alla Cultura peril consigliere Grazia di Bari e stop al ruolo di vicepresidente del Consiglio di Cristian Casili. Il presidente ha aggiunto che «con questa decisione non ci limitiamo più a dire che siamo per la legalità e a chiedere onestà, ma ci assumiamo la responsabilità di contribuire alla disinfestazione e all'opera di pulizia nel mondo politico». E ha chiuso spiegando che seppur il Movimento si porrà «fuori dal perimetro di maggioranza, lavoriamo sul protocollo e il patto di legalità». Un patto vecchio di quattro anni.

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