Bari, ex assessore arrestato si dimette a orologeria. Difeso dal 5 Stelle Laforgia
Il giallo di Bari, con le dimissioni a orologeria e l’arresto. Sembra quasi che nel capoluogo pugliese ci sia qualcuno che segue le tracce della magistratura e cerchi di anticipare le mosse degli inquirenti, nel tentativo di arginare gli scandali. L’ultimo, il terzo che ha scosso il Pd per la corruzione elettorale, ha travolto l’ex assessore regionale Alfonso Pisicchio, fedelissimo del governatore Michele Emiliano, che, fino a poche ore prima dell’emissione della misura cautelare dei domiciliari, era a capo dell’agenzia regionale Arti. Dalla quale, stranamente, aveva annunciato le dimissioni, prima che la Guardia di Finanza si presentasse per arrestarlo. Una tempistica che getta ombre su tutta la vicenda. Tanto che il vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia, Mauro D'Attis, ha detto: «A pensar male si fa peccato, ma è evidente che Emiliano sapesse ciò che stava per accadere. Ergo, qualcuno lo ha avvisato. E questa è una cosa gravissima».
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Come gravissime sono le accuse per Pisicchio, finito ai domiciliari insieme al fratello Enzo, due big del Pd, a capo di Iniziativa democratica per la Puglia, il movimento che alle Regionali del 2020 appoggiava il governatore. I Pisicchio avrebbero ricevuto 156mila euro in contanti dalle aziende riconducibili all’imprenditore Giovanni Riefoli, anche sotto forma di consulenze fittizie. Non solo. I due dem, in concorso con il dirigente del Comune di Bari Francesco Catanese e con il componente della commissione di gara Gianfranco Chiarulli, avrebbero truccato un appalto per quasi 6 milioni di euro, per l’affidamento della riscossione della Tarsu-Tares-Tari. I fratelli avrebbero utilizzato il denaro frutto del presunto patto corruttivo per se stessi e per le iniziative politiche del centrosinistra. I due dipendenti del Comune, guidato da Antonio Decaro, sarebbero stati invece "ripagati" con l’assunzione della moglie, il primo, mentre il secondo era in attesa di un contratto a tempo indeterminato per il figlio. Per non parlare della lunga lista di regali ricevuti da Enzo Pisicchio, tra mobili, cellulari, feste private.
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Rispondono di una sfilza di reati: dalla corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio alla truffa, aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, fino alla turbata libertà degli incanti. Il gip Ilaria Casu, nel provvedimento, ha sottolineato che le accuse a carico di Alfonso Pisicchio riguardano il periodo in cui era assessore della giunta Emiliano, quando avrebbe utilizzato «la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicuravano il voto e che avevano militato anche nel suo partito». Insomma, l’ennesimo colpo per il Pd, alle prese con la questione morale e la rottura dell’alleanza con i 5 Stelle, saldi sul candidato Michele Laforgia. Proprio Laforgia è l’avvocato di Pisicchio. E il giorno prima dell’operazione della Finanza, aveva parlato di rumors su imminenti e nuovi arresti. Dopo poche ore, le manette sono scattate.
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