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Superbonus, la stangata di Conte. La ricetta Giorgetti: "No alla manovra bis"

Domenico Alcamo
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Il nodo superbonus è stato il punto dolente nella redazione del Def, e l’ha esplicitato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nella conferenza stampa con cui ha illustrato il documento. Un impatto «devastante». Così il titolare di via XX Settembre ha definito l’incidenza dei bonus edilizi sul debito, la quale fa sì che «a parte il consolidato indebitamento netto del 7,2% del 2023, le previsioni ci dicono 4,3 per il 2024, 3,7 per il 2025, 3 nel 2026, 2,2 nel 2027». Giorgetti ha specificato: «L'andamento del debito è pesantemente condizionato dai riflessi per cassa del pagamento dei crediti fiscali del Superbonus per i prossimi anni», una «enorme massa di 219 miliardi di crediti edilizi», considerando tutti i bonus del settore. Il Superbonus, misura qualificante del governo Conte 2 (nella Nadef 2020 era previsto addirittura il raggiungimento del deficit al 3,3% nel 2023) è stata per tutta la giornata di ieri al centro degli strali della maggioranza. I deputati in commissione bilancio della Lega insistono sulla cifra dei 219 miliardi, di questi «160,3 riferiti al Superbonus. Una cifra esorbitante, molto superiore all'ammontare del PNRR che per l’Italia è pari a 194,4 miliardi di euro. Basterebbe questo per evidenziare la necessità di mettere un termine a una misura che sta ponendo una seria ipoteca sui conti degli italiani, a beneficio di una ridottissima platea di interessati». Da Fratelli d’Italia, il capogruppo alla Camera Tommaso Foti osserva come lo strumento «peserà 200 miliardi di debito pubblico e ha tolto risorse alla sanità, alla scuola, alle pensioni». Molto critico anche il vicepresidente del Consiglio e Segretario Nazionale di Forza Italia Antonio Tajani: «I conti pubblici hanno una situazione complicata derivante dal pessimo uso del Superbonus», ha affermato parlando a Start su Skytg24.

Lo strumento «in teoria poteva essere una buona scelta ma- in assenza di controlli - ha fatto sì che troppi imbroglioni hanno preso i soldi e li hanno portati magari all'estero senza poi utilizzarli». Dunque non c’è stato un beneficio per l’economia, per l’industria dell’edilizia, ma c'è stato un beneficio per troppi imbroglioni. Sono stati buttati al vento troppi soldi, quindi adesso bisogna evitare che ci sia uno scatafascio nei conti pubblici. Dal Movimento 5 Stelle si respingono le critiche di Giorgetti e del centrodestra. Gianmauro dell’Olio, vicepresidente della Commissione bilancio della Camera, osserva: «Il Governo Meloni non è in grado di spiegare agli italiani quali sono gli obiettivi programmatici su investimenti, lavoro, sanità e via dicendo. Ne deriva un Def vile e irresponsabile, con il ministro Giorgetti che prova a nascondere la reticenza del documento cantilenando i soliti effetti "devastanti" del Superbonus. La verità è che qui di devastante c'è solo la (non) politica economica di Giorgetti, che si aggrappa a una previsione di crescita del Pil dell'1% nel 2024, mentre la Banca d'Italia non va oltre un +0,6%. Questa, e non certo il Superbonus, è l'unica, vera ragione di un debito pubblico in rapporto al Pil che il Governo aumenterà già quest’anno e negli anni successivi». Le problematiche dello strumento vengono sottolineate anche dall’Europa, con un alto funzionario che, in vista dell’ecofon di giovedì prossimo, ha detto: «Mi risulta che le finanze pubbliche italiane siano state colpite dal Superbonus e sostanzialmente dominate da questo verso la fine dell’anno scorso». E ha aggiunto: «Si tratta di qualcosa che era limitato nel tempo e ora inizierà il lavoro per l’Italia, come per tutti gli altri Paesi, per mettere in ordine i propri conti pubblici».

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