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Conte e l'operazione “Sorpasso”. La faida Pd per far cadere Schlein

Mira Brunello
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Al cinema sarebbe «Per un pugno di dollari», con un Clint Eastwood con la pochette, ed un Gian Maria Volentè con l’armocromista, nella cronaca politica di questi giorni è la corsa spericolata intrapresa da Giuseppe Conte per sfiancare Elly Schlein. Che in effetti, con l’offensiva di Bari e di Torino, arranca, perde fiato, diventa pallida. Il leader del M5S, alla vigilia delle primarie del capoluogo pugliese, ha tirato fuori il suo poker, costringendo la compagna di tavolo del Pd, alla resa. Gazebo annullati quindi, e condizioni per una tregua concordata. «Manda via i cacicchi, poi ne riparliamo», sibila Giuseppi ad Elly, ben sapendo che l’inquilina del Nazareno non può fare a meno dei suoi referenti territoriali. Ovvero a parole, la segretaria del Pd sbraita contro i cosiddetti capi bastone, il senatore Antonio Misiani, commissario del partito in Campania, annuncia anche il suo codice di autoregolamentazione per i candidati dem, della serie tanto fumo e niente arrosto. A Misiani replica la compagna di partito Pina Picierno: «Tutto serve, tranne che usare la questione morale come una clava per dire ok, ora comando io». Intanto la guerra dell’ex presidente del Consiglio, alleato da sempre di Michele Emiliano in Puglia, è concentrata su altro, conquistare la leadership del campo largo, non gli basta più fare lo «spin doctor» ad un Pd sempre più disorientato. Vuole il «bastone» del comando, per alimentare il suo sogno, tornare a Palazzo Chigi.

 

 

Una direzione ben chiara da mesi, definita ulteriormente per le regionali, via libera solo ai candidati scelti direttamente da lui, come Roberto Gravina in Molise ed Alessandra Todde in Sardegna, sugli altri polemiche a non finire, Basilicata e Piemonte sono storie recenti. Così, di fronte all’evidenza, è stato costretto a sparare il cauto Lorenzo Guerini. «Che Conte faccia la sua corsa sul Pd è evidente da tempo, non la vedeva solo chi non la voleva vedere» ha detto l’ex ministro della difesa. Affermazioni pesanti, che rendono l’idea del clima interno al Nazareno, con un probabile nuovo incontro oggi tra la segretaria e Stefano Bonaccini. È l’altro grande problema di Elly: avere mezzo partito, silenziosamente o apertamente, contro. Sono quattro i capibastone che tifano Conte: Gianni Cuperlo, per cui le correnti sono una ricchezza e fautore del vecchio accordo con Conte, Andrea Orlando, che ha paura di essere fatto fuori da sinistra, Goffredo Bettini, in rotta con Zingaretti e Lorenzo Guerini, da sempre contro Schlein soprattutto per la questione Ucraina. Tra i riformisti, minoranza del gruppo parlamentare, ci sono nomi di peso, l’ex capogruppo in Senato Simona Malpezzi, il figlio del governatore della Campania Piero De Luca, il componente della segreteria, Alessandro Alfieri, la maggioranza degli europarlamentari uscenti. Poi c’è una preoccupante area di mezzo silente, fatta dai leader che sostennero Elly alle primarie, le correnti che fanno riferimento a Dario Franceschini, Nicola Zingaretti, Andrea Orlando. Truppe sempre più disorientate dalla scarsa esperienza dimostrata sul campo, da Elly ed i suoi «ragazzi».

 

 

Intanto anche ieri la scazzottata da saloon è andata avanti senza sosta. Conte ha messo i puntini sulle i: «Non ho nulla di personale contro la segretaria dem, ma credo che il concetto di lealtà debba essere maneggiato con cura per l'igiene della politica». Gli hanno risposto piccati dal Pd, sempre versante minoranza, Debora Serracchiani, Valeria Fedeli, Giorgio Gori, Alessia Morani. Silenzio da Elly e dal suo quartier generale, si valuta ancora se insistere sulla disponibilità a cercare un terzo candidato a Bari, con il passo indietro dei due sfidanti, Vito Leccese (per i dem), Michele Laforgia (per il M5S). «50% di possibilità che scenda in campo un altro candidato», quota l’uomo di Elly Schlein ad Un giorno da pecora. Un’ipotesi che aiuterebbe forse a racimolare qualche voto in più in Puglia, ma potrebbe far implodere direttamente tutto il Pd. Dove ormai non è più un mistero, tra bouvette e divanetti parlamentari, che la scommessa più gettonata sia la sconfitta di Elly alle europee. Gli allibratori del Pd puntano su quota 20%, sotto partono i trenini e stappano lo champagne.

 

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