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Conte vuole il posto di Schlein. Ecco il piano grillino: il vero nemico è il Pd

Antonio Adelai
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Giuseppe Conte si riprende la scena all’interno del centrosinistra e mette di nuovo all’angolo Elly Schlein. La vicenda di Bari, con tutto quel che ne consegue in termini giudiziari e politici, fa tornare alla ribalta il presidente del Movimento 5 stelle, con il Partito democratico messo alle strette. Difficile non prevedere ulteriori strascichi dopo la decisione dell’ex premier di far saltare le primarie in vista delle elezioni Amministrative nel capoluogo pugliese. «Era abbastanza facile prevedere che il rapporto del Pd con il M5s sarebbe stato di natura tossica. Conte, per l'ennesima volta a Bari, dice a Schlein "o comando io o non se ne fa nulla". Così il Pd è passato dalla vocazione maggioritaria a quella ad essere dominato», osserva non a caso il presidente dei Libdem, Andrea Marcucci.

 

«Benvenuta sul pianeta terra, nazione Italia, cara Elly Schlein. C’è voluto lo schiaffone di Bari per svegliare il Nazareno dalle fascinazioni ideologiche in salsa thailandese?», ironizza dal canto suo il capogruppo di Italia viva al Senato, Enrico Borghi, secondo il quale «in politica bisogna essere conseguenti e tirare la conclusione che l'intera linea politica del cosiddetto "campo largo" è fallimentare, e utile solo a consentire alla destra facili vittorie di rendita. Perché altrimenti, cara Elly, non si fa politica, ma situazionismo».

A mettere il coltello nella piaga è Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione, per il quale «la confusione in cui si trova il Pd non è un problema solo di quel partito, perché essa finisce per ripercuotersi sulle altre forze di opposizione, ne condiziona le strategie e i percorsi. Lo spettacolo messo in scena a Bari - prosegue Napoli - suscita grande tristezza perché è la politica nel suo complesso che ne esce umiliata. Il Pd che insegue Conte, e ci litiga perché quello non perde occasione per alzare il prezzo di un accordicchio odi mezza intesa, sta mettendo la testa sotto la mannaia di questo improvvisato Torquemada. Schlein è in tempo, forse, di salvare il partito dal patibolo su cui lo vuole impiccare Conte».

Il centrodestra ha gioco fin troppo facile nel rivendicare la propria unità e nel commentare le tensioni, per usare un eufemismo, in quello che forse possiamo archiviare come il fu campo largo. «Abbiamo in ballo il discorso delle candidature per le Europee, stiamo chiudendo quelle per le Comunali, ovunque possibile abbiamo lavorato come Lega per un centrodestra compatto che è il valore aggiunto. Le divisioni mi sembrano tutte dall'altra parte, con Conte e Schlein che se le danno di santa ragione. Però non aspettiamo gli errori degli altri per arrivare a vincere. Guardiamo in casa nostra», le dichiarazioni da Torino, dal convegno «Autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario», del vicepremier, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e leader della Lega, Matteo Salvini.

 

Concetti ribaditi dal deputato e responsabile nazionale dei Dipartimenti di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, che intervenendo ad «Omnibus», su La7, sottolinea: «Noi ci presentiamo forti di una storia e con il nome del presidente Berlusconi nel simbolo. Essere europeisti, garantisti e liberali non è stato facile, ma oggi l’aria è cambiata e l’unità della coalizione, vedendo le immagini di Conte e Schlein che se la danno di santa ragione, è fondamentale. Tutti pensavano che saremmo finiti in pezzi, ma in realtà governiamo da trent'anni in Regioni e Comuni importanti, perché alla fine troviamo sempre la sintesi».

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