candidature per le europee
Pd diviso dalla Strada (in salita). I Salis vogliono il seggio sicuro
Dalla miscela "Taruffi", lo schemino per le elezioni europee preparato dal braccio destro di Elly, ad un "fritto misto", che rischia di rimanere comunque indigesto ai più. È che nelle improvvisate cucine del Pd non c’è mai pace, anche la tregua pasquale si è consumata in un tripudio di polemiche, per dire nessuna colomba in tavola. Così si avvicina una sorta di pizza quattro stagioni, con uno spicchio di civiche capoliste, uno di Elly (magari candidata in una sola circoscrizione), un po’ di minoranza con Stefano Bonaccini in testa nel Nord Est, ed un contentino anche per gli eurodeputati in rivolta. Insomma «tutto è a posto, e niente è in ordine», infatti per ora l’unico che ha ottenuto l’unanimità è Igor Taruffi, nel senso che tutti nel Pd gli hanno detto no (un’altra tacca per il responsabile dell’organizzazione, che in coppia con il gemello dei disastri, Davide Baruffi, aveva già ottenuto un risultato simile in Basilicata). Il primo punto riguarda le candidature delle "civiche" come capoliste nelle 5 circoscrizioni.
Una, quella del Nord Est, Annalisa Corrado, è virtualmente già saltata, almeno così Elly Schlein ha assicurato a Stefano Bonaccini. Un’altra Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency, prevista nel Nord Ovest, è sotto attacco per le sue posizioni internazionali. «Non si cambi il posizionamento del Pd» ha ammonito la deputata Lia Quartapelle, pensando proprio a Strada e a Marco Tarquinio, l’ex direttore dell’Avvenire, noto per il suo non interventismo. Si spazientisce anche Roberto Salis, il padre di Ilaria, l’insegnante detenuta a Budapest: «Se all’ultimo cadesse la candidatura o se non scattasse il seggio sarebbe un boomerang», dice all’Huffington Post. Un altro vero e proprio ultimatum che si abbatte sul Nazareno, «decidetevi».
Anche l’unica capolista annunciata urbi et orbi dalla segretaria, Lucia Annunziata per il Sud, è stata trafitta da una marea di polemiche interne. La giornalista è stata bollata come «estranea alla circoscrizione e calata dall’alto». Il risultato finale è un’incognita degna del Grande fratello, quale civica resisterà in testa alla lista?
Poi c’è la grana eurodeputati uscenti. Elly aveva pensato di riconoscere la posizione alla sola Camilla Laureti al centro. Anche in questo caso però, strada in salita. «Sarebbe una scelta pilatesca, Laureti è l’eurodeputata più sconosciuta del gruppo, rischierebbe di essere messa al tappeto da tutti, Zingaretti e Nardella soprattutto», sussurrano i parlamentari dem nei conciliaboli in bouvette. E poi come valorizzare Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo (che rischia il quinto posto al Sud), Irene Tinagli, presidente di commissione e la telegenica Alessandra Moretti? Aspettano ancora una risposta i due eurodeputati che hanno superato il limite delle tre legislature, Patrizia Toia e Paolo De Castro.
Poi c’è la questione delle questioni: la segretaria candidata ma come? Terza in tutte le circoscrizioni o capolista in una? Un’altra decisione che si trascina da mesi, manca solo il consulto di uno psicanalista. In vista della direzione che sarà convocata intorno a metà aprile, per approvare le liste per il turno europeo dell’8 e 9 giugno, nel Pd è guerra di tutti contro tutti. Indicativo che nella circoscrizione Centro, la minoranza sia attrezzata non solo contro i candidati di Elly, ma anche contro il transfuga Nardella, schierandosi per Antonio Mazzeo, presidente del consiglio regionale toscano e per l’ex deputata Alessia Morani. Certo non la situazione ideale per gustare una quattro stagioni.