voto alla camera
Maggioranza compatta, fiducia a Salvini: nessun accordo con la Russia
L’Aula della Camera ha respinto con 211 no e 129 si la mozione di sfiducia presentata contro il ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Il leader della Lega dunque resta in sella, incassando la fiducia della Camera che respinge, come previsto, la mozione di sfiducia delle opposizioni che ne chiedano le dimissioni contestando al vicepremier e ministro dei Trasporti un presunto rapporto opaco la Russia, e nello specifico con il partito Russia Unita afferente al presidente Vladimir Putin. Nella mozione, che porta le firme dei capigruppo di minoranza Richetti, Braga, Francesco Silvestri e Zanella, si rinfacciava in particolare l’accordo siglato nel 2017 da Matteo Salvini, in qualità di segretario federale della Lega, con Russia Unita, sottolineando che «tale accordo aveva una durata pari a cinque anni e si è automaticamente rinnovato il 6 marzo 2022, successivamente, quindi, all’invasione russa dell’Ucraina» e che Salvini «non ha ad oggi ancora mai smentito né i contenuti dell’accordo né ha prodotto il documento che notifichi alla controparte russa l’intenzione di cessazione dello stesso». È proprio di questi giorni la nota della Lega che dichiarava decaduto, con l’inizio della guerra in Ucraina, l’accordo stesso, nota che però non era stata ritenuta sufficiente dalle opposizioni in mancanza di un documento ufficiale di recesso. La posizione leghista è stata ribadita oggi in dichiarazione di voto dal capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari, che ha specificato come l’accordo con Russia Unita non avesse nulla formale, ma fosse «solo una manifestazione di interesse delle parti nell’interazione e nella cooperazione: se non c’è più la cooperazione, e la Lega è stata in prima fila in questo, automaticamente viene meno anche l’accordo, senza dover ricevere alcuna ricevuta di ritorno».
Secondo Molinari «a sinistra anziché chiedere la testa del leader della Lega, sarebbe opportuno fare un esame di coscienza ai propri leader, perché noi sull’atlantismo storicamente siamo sempre stati uniti». Veementi le contestazioni anche in aula da parte delle opposizioni, in particolare con Vittoria Baldino (M5S) e Lia Quartapelle: «Chiediamo la sfiducia a Matteo Salvini in virtù dei rapporti opachi che ha tenuto e continua a tenere con la Russia - ha spiegato l’esponente Pd - : potrete anche votare contro la mozione, ma la prima a fare questa scelta è stata Giorgia Meloni: non è sfuggito a nessuno che non ci sono uomini della Lega nei ministeri chiave come Esteri e Difesa». Proprio da Fratelli d’Italia, però, è arrivata la difesa finale a Salvini, con Augusta Montaruli che ha sottolineato: «Si accusa il presidente di uno dei maggiori partiti di maggioranza nonché vicepremier e ministro di non esercitare appieno le proprie funzioni: è una accusa grave e noi la respingiamo con fermezza e con sostanza. Perché Salvini andava bene per sostenere il governo Draghi e non va più bene per sostenere il governo Meloni, se le posizioni come mi pare erano invariate?» e che «voi in questo governo avete la dimostrazione che se qualcuno ha avuto la strana di idea di influenzare le nostre posizioni non ci è riuscito». Quindi il serrate le fila della maggioranza e il no finale alla sfiducia: domattina, invece, tocca a Daniela Santanché.