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Bari, scatto con le parenti del boss per Decaro. “Non le conoscevo”, ma il caso è una valanga

Dario Martini

Il caso Bari ogni giorno regala un colpo di scena. Prima il governatore pugliese, Michele Emiliano, che racconta di quando andò dalla sorella del boss della città vecchia per "affidargli" il suo assessore affinché gli fosse permesso di lavorare senza minacce. Oggi, quell’ex assessore diventato sindaco, Antonio Decaro, si trova a dover spiegare per quale motivo è stato fotografato abbracciato alla sorella e alla nipote di quello stesso boss. Il primo cittadino dice di aver appreso di quella foto ieri mattina, quando l’ha vista sulle pagine de "Il Giornale" e della "Verità". «Mi sono svegliato e ho trovato la mia faccia su alcuni giornali nazionali. Ed era accostata al termine mafia. Quando ho visto questa fotografia ho oscurato i volti delle due signore. Io mi sono chiesto chi fossero e la prima cosa che ho fatto ho contattato le persone con le quali ho lavorato in questi anni sul tema del contrasto alla criminalità organizzata e anche dell’antimafia sociale. Ho chiamato innanzitutto l’ex comandante della stazione dei carabinieri della città vecchia e poi l’ex dirigente della polizia di Stato. E abbiamo avuto difficoltà a rintracciare chi fossero queste due persone in fotografia». Allora cosa ha fatto Decaro? Ovvio, si è rivolto all’altra istituzione che più di altre presidia il territorio. «Ho chiamato don Franco, il parroco della cattedrale, e abbiamo capito tutti insieme che sono due persone che diciamo sono parenti del boss Capriati ma che non hanno nulla a che fare con il resto della famiglia».

 

  

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La diretta interessata, intervistata da "la Repubblica", si dice sotto shock per quanto avvenuto. Quella foto risale al 7 maggio del 2023, e quella donna che si vede con Decaro è Annalisa Milzi. Accanto anche la madre Lisetta Capriati. Sono di fronte al loro negozio, che si trova in quel luogo da più di vent’anni. «Gli abbiamo chiesto noi la foto mentre passava con la scorta. Il sindaco è stato gentile, Decaro è uno del popolo, non abbiamo alcun rapporto con lui ma siamo finite ovunque». «Abbiamo una reputazione da rispettare - aggiungono -. Fra i Capriati ci sono 11 figli, non si può fare di tutta l’erba un fascio».

 

 

Intanto, dal Partito democratico continua la valanga di dichiarazioni contro la decisione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che ha istituito una commissione di accesso agli atti per valutare lo scioglimento del Comune. In questo tentativo, i parlamentari Dem provano a derubricare ad una boutade anche le dichiarazioni del presidente della Regione. «Emiliano da sempre è un personaggio che usa iperboli e frasi a effetto, non c’è nessun caso Decaro. Il fatto in sé è stato smentito, la nostra interpretazione è che Emiliano abbia voluto parlare di un episodio per evidenziare in modo pittoresco come Decaro avesse proseguito con grandi risultati l’impegno contro le mafie - dichiara il senatore del Pd Walter Verini -. Questo era il senso delle parole di Emiliano, pronunciate davanti a migliaia di persone che hanno reagito a un attacco politico della destra. Bari da molti anni ha un’amministrazione comunale che combatte la criminalità, tutto il resto è propaganda politica di questa destra». Pur sottolineando l’estraneità di Decaro, che non è indagato e in alcun modo coinvolto, Verini dimentica di ricordare che sono state arrestate 130 persone e sono emerse infiltrazioni mafiose che riguardavano le società partecipate del Comune. Fonti del Nazareno confermano la linea da tenere: «È solo una campagna della destra per distrarre dai problemi veri e confondere le acque».