credibilità all'italia

Premierato, Casellati: "Più sovranità al popolo. Nessuno sbilanciamento"

Dario Martini

La riforma del premierato è essenziale per garantire «credibilità all'Italia» e «non tocca le prerogative del presidente della Repubblica». Il ministro per le Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, spiega a Il Tempo perché il nostro Paese abbia bisogno di percorrere con serietà questa strada, ma tocca anche altri importanti temi di attualità di questi giorni, dallo scandalo dei dossier che l’ha riguardata in prima persona e la necessità di individuare i candidati alle elezioni in Basilicata dove si è registrata una convergenza di parte delle opposizioni sul candidato di centrodestra.

Ministro Casellati, in commissione Affari costituzionali del Senato sono ripartiti i lavori sul ddl che porta il suo nome. Il presidente della commissione Balboni ha detto che l’arrivo in Aula dipende dalle opposizioni, in caso di ostruzionismo potrebbero volerci anche 3-4 mesi. Rischiamo tempi biblici?
«I tempi li determina, come sempre, il dibattito parlamentare. Le opposizioni hanno presentato 2.600 emendamenti, un numero che si commenta da solo. È fuori discussione, anzi una ovvietà, che le minoranze parlamentari esprimano attraverso gli emendamenti il loro punto di vista, ma il dissenso in una fisiologica dialettica politica, dovrebbe portare tutti attorno ad un tavolo per cercare di trovare una composizione, un punto di caduta. Ma gli emendamenti che servono solo a far scorrere il tempo non mi appaiono “dignitosi” quando si discute sui cambiamenti della nostra Carta costituzionale. Sottolineo che in 76 anni di storia repubblicana ci sono stati 68 governi della durata media di 14 mesi. Questa endemica instabilità riduce la credibilità e l’autorevolezza dell’Italia nei consessi internazionali, impedisce l’elaborazione di politiche di lungo periodo, ha un rilevante impatto economico quantificato in 265 miliardi di euro, nell’ultimo decennio, in termini di maggiori interessi sul fortemente l’economia e quindi le famiglie e le imprese».

Secondo Elly Schlein la riforma del premierato indebolisce il ruolo del Parlamento e intacca il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica. Viene alterato l’equilibrio tra i poteri dello Stato?
«Le prerogative del Presidente della Repubblica non sono state toccate. Anzi, alcuni nostri emendamenti hanno rafforzato le sue funzioni, come ad esempio il potere di revoca dei ministri e l’eliminazione della controfirma dei ministri su alcuni provvedimenti del Capo dello Stato. Anche il ruolo del Parlamento rimane integro perché dispone della relazione di fiducia, il potere politicamente più significativo. La possibilità del Parlamento di sfiduciare il Premier, ancorché dotato di legittimazione popolare diretta, ne riconferma la centralità. Le Camere non vengono quindi private del potere di “fare e disfare” il Governo».

Cosa cambierà per il presidente del Consiglio, non si rischia che ci sia uno sbilanciamento a suo favore?
«La riforma non provoca nessuno sbilanciamento nella relazione fra il Presidente del Consiglio eletto e il Presidente della Repubblica perché la loro azione si muove su piani completamente diversi. Il Presidente della Repubblica rappresenta l’unità nazionale. La sua neutralità e la sua autorevolezza derivano dal fatto di non essere di parte, ma di attingere la sua legittimazione direttamente dai valori della Costituzione. Il Presidente del Consiglio, tramite il voto popolare, valorizza la sovranità degli elettori nella scelta del Governo e ha poteri di indirizzo politico. La presunta “alterazione dei poteri”, sbandierata dall’opposizione, mi pare solo l’ennesimo tentativo di chi vorrebbe mantenere tutto così com’è».

Affinché questa riforma veda la luce servirà una maggioranza qualificata in Parlamento. Nel caso non ci sia una convergenza con le opposizioni, come appare molto probabile, punterete sul referendum? E quando si dovrebbe tenere?
«Non mi stancherò mai di cercare il confronto, ma se le opposizioni chiuderanno tutte le porte, sarà il popolo a decidere con il referendum. Parlare di date è prematuro».

Perché il provvedimento prevede la cancellazione dei senatori a vita?
«Abbiamo superato la categoria dei Senatori a vita nella logica di portare la legittimazione democratica al più ampio numero possibile di istituti della forma di governo. Un intervento reso inevitabile, dalla riduzione del numero dei senatori che ha ristretto ulteriormente il margine delle maggioranze in questo ramo del Parlamento».

Può davvero sparire il cosiddetto semestre bianco?
«È una modifica necessaria perché lo scioglimento delle Camere può avvenire, nel caso di dimissioni del premier eletto, anche durante gli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica».

Dall’inchiesta di Perugia abbiamo scoperto che anche lei è stata spiata e c’è stato un dossier nei suoi confronti proprio quando il suo nome era in campo per il Colle nel gennaio 2022? Che effetto le ha fatto scoprirlo e quali considerazioni sente di fare al riguardo?
«Da quello che apprendo dai giornali e dalle audizioni questi fatti hanno una gravità senza precedenti. Funzionari dello Stato hanno violato pesantemente la legge, sfruttando la loro posizione pe utilizzare banche date pubbliche; hanno spiato e costruito dossier su cittadini comuni e non, per passare poile informazioni a certa stampa.
Basti pensare, per quel che mi riguarda, che sono stata oggetto di dossieraggio quando rivestivo il ruolo di seconda carica dello Stato. È davvero sconcertante. Penso che sia urgente fare luce su tutta questa vicenda per arrivare ai mandanti».

  

Ritiene che il deputato Cafiero De Raho debba fornire un chiarimento su quanto accadeva alla Dna quando lui era procuratore nazionale Antimafia?
«Ritengo che sia un fatto doveroso per il Procuratore Nazionale Antimafia, qual era l’onorevole Cafiero de Raho al tempo dei dossieraggi, chiarire cosa sia successo all’interno della sua struttura, perché attiene alla sfera delle responsabilità di chi è al vertice di una Istituzione».

Come giudica l’accordo in Basilicata con Italia Viva e Azione che appoggiano il candidato del centrodestra Vito Bardi?
«Da coordinatore regionale di Forza Italia sono particolarmente soddisfatta che Italia Viva e Azione abbiano scelto di sostenere Vito Bardi. Hanno detto con chiarezza di aver apprezzato l’attività di 5 anni del suo governo e di aver fiducia che il suo modo di fare politica risponderà alle esigenze dei lucani».

È uno schema che ritiene replicabile altrove e, magari, anche a livello nazionale?
«Ci sono troppe variabili per poterlo dire adesso. Io mi auguro che la nostra piattaforma di valori riscuota una condivisione sempre più ampia».