intesa in basilicata
Elezioni, attenzione al “Renzusconi”: l’intesa in Basilicata cambia il Centro
La politica di oggi gira a ritmi accelerati. E se appena dieci giorni fa si parlava delle grandi potenzialità del "campo larghissimo" del centrosinistra in Abruzzo, oggi, dopo la disfatta dell’ammucchiata tra il Gran Sasso e la costa adriatica, c’è una nuova dinamica che si va innescando. Terreno è l’altra regione che andrà alle elezioni tra poco più di un mese, ovvero la Basilicata. Qui, infatti, le forze di quel che era il Terzo Polo si vanno agganciando al centrodestra. La coalizione di governo, schiera di nuovo Vito Bardi, esponente di Forza Italia, presidente uscente. A sinistra, invece, si va consumando uno psicodramma, perno è il difficile amalgama tra Pd e 5 Stelle, che ha allontanato Italia Viva e Azione. Italia Viva ha ufficialmente sancito l’appoggio a Bardi («ha governato bene o comunque è meglio dell’alternativa», ha detto ieri Renzi). Azione, almeno a ieri sera, non ancora. Ma stando al quadro che si è venuto a creare pare difficile una scelta alternativa considerando le comunicazioni interrotte tra Carlo Calenda e la leader PD Elly Schlein. E anche considerando gli elogi di Marcello Pittella (numero uno lucano di Azione) a Bardi.
Sulla composizione di questa alleanza inedita, ieri Tajani ha affermato: «Un Presidente di Forza Italia che ha ben governato la Regione è in grado di allargare i confini della coalizione di centrodestra. Questa è una scelta di politica regionale, non di politica nazionale. Lo stesso può accadere in Piemonte e, guarda caso, accade sempre con i presidenti di Forza Italia». In attesa che si vada a comporre il quadro lucano, infatti, il Piemonte è l’altra regione, governata dall’azzurro Alberto Cirio, su cui si posa il cannocchiale per capire se il centrodestra vedrà un'ulteriore convergenza del duo. Italia Viva potrebbe essere della partita. Riconoscimenti sono arrivati anche da Azione, con figure di provenienza Forza Italia. Prima Osvaldo Napoli, piemontese. Poi Mariastella Gelmini, portavoce nazionale, che l’11 marzo scorso ha affermato: «Appoggiamo Cirio». Calenda, l’indomani, in un’intervista a La Stampa ha frenato, dicendo che ancora non è deciso nulla riconoscendo però a Cirio il profilo di “liberale europeista”. Nella stessa intervista, Calenda ricordava anche la situazione in Calabria, dove «sosteniamo il governatore forzista Roberto Occhiuto, bravo e moderato». Che si muovano le placche per un nuovo assetto politico?
Sicuramente tra i soci del Terzo Polo e il centrodestra possono esserci alcuni punti di compatibilità, specie sul piano di fondo delle politiche economiche e fiscali (salario minimo a parte, sostenuto da Calenda) e sulla visione di una giustizia garantista (non a caso sono tutti per la separazione delle carriere). Così come sull'atlantismo. Tutti argomenti, questi, che hanno impedito un dialogo credibile tra Azione-Italia Viva e il centrosinistra. E però c’è un dato da non trascurare. Quella sintesi che può risultare più agevole a livello regionale, attorno ad un candidato senza connotati ideologici e orientato su un progetto di amministrazione, non è detto che sia possibile a livello nazionale. Ci sono dei presupposti, infatti, che testimoniano quanto su questa suggestione non sia possibile correre i cento metri. Innanzitutto le frizioni tra Renzi e Calenda. E poi le sortite di Renzi contro Forza Italia, di cui evidentemente vuol agganciare l’elettorato. Gli azzurri però hanno mostrato una solida futuribilità, e di essere, semmai, loro in condizione di attrarre consensi dal fu terzo polo. Ed è molto difficile creare sintesi quando l’approccio è di competizione con l'eventuale socio più grande.