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Aldo Moro, sinistra smemorata: opposizioni zitte sul ricordo del rapimento

Dario Martini
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Sedici marzo 2024. Anniversario della strage di Via Fani, dove 46 anni fa fu rapito Aldo Moro e furono trucidati i cinque uomini della scorta. Subito, di prima mattina, arriva il ricordo di Giorgia Meloni, che scrive sui social: «Profonda gratitudine a Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino. Fu l’inizio di una delle pagine più cupe e dolorose nella storia della democrazia italiana». Il premier pubblica anche la prima pagina dell’edizione straordinaria de Il Tempo di quel 16 marzo 1978. Seguono i messaggi di moltissimi politici della maggioranza ed esponenti di governo. Ciò che salta subito all’occhio è l’assenza di esponenti della sinistra. Si contano a malapena sulle dita di due mani. Come se la difesa dello Stato sia una cosa solo di destra. Il Partito democratico scrive un post sul suo account Facebook, ma quasi nessuno osa metterci la faccia. A dire il vero, qualche mosca bianca c’è. La capogruppo alla Camera Chiara Braga scrive: «Volevano colpire democrazia e libertà». Simona Bonafè ricorda il «sacrificio» dei cinque agenti uccisi dalle Brigate Rosse. E gli altri? Alle 21 di ieri sera Elly Schlein era ancora non pervenuta. Anche i grillini pare che non sappiano cosa accadde a Via Fani. Giuseppe Conte non scrive nulla sui suoi profili social. Anche dall’Alleanza Verdi Sinistra nessuno batte un colpo.

 

 

Va meglio se guardiamo al centro. Da Italia Viva e Azione arriva il ricordo e il tributo di Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Elena Bonetti ed Enrico Borghi. Come detto, a destra è tutto un altro discorso. Sono decine i messaggi che arrivano sin dalla mattina. Impossibile citarli tutti. Per Matteo Piantedosi fu «un attacco al cuore della democrazia». Ignazio La Russa ricorda «una delle pagine più buie della Repubblica». Messaggi arrivano anche da Antonio Tajani, Maurizio Gasparri, Licia Ronzulli, Lucio Malan, Tommaso Foti e Guido Crosetto. Mentre Matteo Salvini «ritiene gravissimo che ancora oggi e perfino nelle università, ci sia qualcuno che strizza l’occhio ai brigatisti».

 

 

Parole che fanno subito tornare alla mente la polemica sulla professoressa Donatella Di Cesare della Sapienza di Roma e il suo ricordo della terrorista rossa Barbara Balzerani. Ma vengono anche in mente le parole d’odio contro Liliana Segre alle manifestazioni pro Palestina egli episodi di intolleranza in alcuni atenei italiani. L’ultimo a farne le spese è stato il direttore di Repubblica Maurizio Molinari al quale non è stato concesso di parlare a Napoli. Il ministro Francesco Lollobrigida punta l’attenzione proprio su questo fatto: «È accaduto tante altre volte e accade quando c’è un orientamento diverso dagli squadristi rossi dei centri sociali. La tolleranza delle proteste ha portato al terrorismo».

 

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