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Abruzzo, crolla il campo Elly Schlein. Giorgia Meloni punti al centro

Augusto Minzolini
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Se exit poll e proiezioni saranno confermati dalle urne l’Abruzzo ha archiviato il «mood» preoccupato che aveva contagiato il centro-destra dopo il voto sardo. Una vittoria di diversi punti ha ridato fiducia al governo e alla maggioranza mentre ha raffreddato le sicurezze di chi all’opposizione pensava di poter addirittura cingere d’assedio il governo. Giuseppe Conte si era addirittura spinto a predire una fine prematura del primo esecutivo Meloni. Niente da fare. Si andrà avanti così, magari con alti e bassi visto che fra un mese sarà il turno della Basilicata, da qui alle elezioni europee. Detto ciò quello che premeva alla Premier era vincere, al di là dei punti percentuali di vantaggio, per evitare che un’eventuale sconfitta in Abruzzo, dopo quella in Sardegna, desse l’idea di un «trend», di un’onda montante nel Paese contro il suo governo e offrisse carburante nell’immaginario collettivo allo schema del campo «largo» o del campo «giusto» o come lo si voglia chiamare. Quel rischio almeno per il momento è stato scongiurato: il risultato in Abruzzo ha dato un’iniezione di fiducia al governo e alla maggioranza e probabilmente smusserà le tensioni interne. Mentre insinuerà dei dubbi nel cantiere del «campo largo».

 

 

Anche perché i partiti che dovrebbero comporlo hanno perso moltissimo rispetto alle ultime regionali, visto che allora se si fossero presentati insieme avrebbero sopravanzato di dieci punti la coalizione della Meloni. Quindi, sul versante di sinistra ci sarà bisogno di una profonda riflessione sul nuovo bipolarismo visto che la competizione è - l’Abruzzo è il primo caso - tra il destra-centro e «gli altri» non più divisi ma tutti insieme. Uno scenario inedito è ben diverso dal passato. Ecco perché in fin dei conti la Premier e i suoi possono essere più che soddisfatti. Ora c’è da vedere se il successo di oggi strappato in questa corsa all’ultimo voto spingerà la Meloni ad andar avanti con la stessa politica di questi due anni, o se nella coalizione si aprirà ugualmente un confronto per adeguare lo schema della coalizione al nuovo bipolarismo - centro-destra contro «campo largo» - che si profila. Insomma, se nella coalizione di governo si farà largo l’idea che mentre lo schieramento destra-centro non aveva avversari in una competizione a tre polio, addirittura come nelle ultime politiche, a quattro, nel bipolarismo potrebbe denunciare dei limiti.  Anche perché come il voto sardo, come si è dimostrato, non poteva essere considerato una tendenza nazionale, ugualmente sarebbe un errore immaginare che il risultato delle elezioni in Abruzzo sia una fotografia esatta della distribuzione del consenso a livello nazionale.

 

 

La novità appunto è che siamo tornati al bipolarismo. E l’esperienza insegna che in tutti i bipolarismi nel mondo alla fine, gira che ti rigira, la competizione si vince al «centro». Per cui il centro-destra deve decidere se porsi o meno l’esigenza di spostare il suo confine un po’ più in là, su quel versante. In fondo Silvio Berlusconi per gareggiare in un sistema bipolare mise in piedi il centro-destra seguendo questa logica. Ecco la maggioranza di governo è di fronte a questo bivio: confidare nell’azione di governo, nella capacità di dare risposte anche in termini di investimenti all’elettorato (in queste elezioni da Roma sono arrivate molte risorse in Abruzzo); o provare ad organizzare la coalizione in modo da attrezzarla alla sfida bipolare.
Di certo la battuta d’arresto in Abruzzo toglierà entusiasmo alla politica del «campo largo» nelle opposizioni, forse ne ridurrà la spinta, ma è anche vero- per ammissione comune sia dei vertici del Pd che dello stesso Conte - che a sinistra non c’è una politica alternativa. Per cui che si torni ad un bipolarismo di questo tipo è ineluttabile, si può dire scontato. Per cui al centro-destra che nell’ennesimo duello elettorale è riuscito a spuntarla, resta da decidere se strutturarsi per affrontare la realtà che si profila, o affidarsi, come in Abruzzo, alla propria buona stella.

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