È TORNATA LA DITTA
Pd, le sorti nelle mani del tandem Bersani-Schlein
Una coppia tanto celebre quanto improbabile. Ma si sa, l’amore non ha età, perché il cuore non ha rughe. Un sentimento legato, è bene sottolinearlo, esclusivamente alla visione politica di un partito che, negli ultimi dieci anni, ha portato a termine più giravolte di una trottola impazzita. Da un mese a questa parte, il connubio tra la leader del Partito Democratico Elly Schlein e l’ex segretario dello stesso partito, Pier Luigi Bersani, si è fatto strettissimo. Il 9 febbraio, durante la trasmissione "Di Martedì", l’uomo che vedeva la mucca nel corridoio bussare alla porta, manifestò pubblicamente il proprio sostegno all’attuale numero uno del Nazareno. «A me piace, penso sia la persona in grado di fare da ponte tra sensibilità antiche e nuove». Successivamente, il 20 febbraio, a cinque giorni dal voto in Sardegna, i due esponenti progressisti volarono a Cagliari, per sostenere Alessandra Todde. L’uomo che guidò i dem dal 2009 al 2013 sedette proprio nel mezzo tra le due donne e partecipò all’evento politico forse più importante dell’intera campagna elettorale della cinquantacinquenne grillina. Una tattica ben riuscita e studiata fin nei minimi dettagli.
La donna dai tre passaporti è stata messa in discussione più volte, nel corso del suo primo anno di segreteria. Pessimi i risultati elettorali, poco incisiva la dialettica, modeste le proposte portate avanti. Eppure, l’uomo che avrebbe dovuto «smacchiare i giaguari» ha sempre difeso la nativa di Lugano. Di punti di contatto, tra i due, ve ne sono oggettivamente molti. Entrambi hanno un’idea del partito anni Settanta, prossimo alla mitologica "ditta" resa immortale da Bersani. Senza dimenticare il riferimento all’antifascismo, da usare non solo come bandiera ideologica, ma soprattutto come collante per unire le variegate anime del centrosinistra.
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In molti sostengono che sia stato proprio l’emiliano che non voleva pettinare le bambole a indirizzare Elly Schlein sul binario del campo larghissimo. Unica possibilità, per i nipotini di Carlo Marx, di competere numericamente con il centrodestra. Le elezioni in Sardegna, impossibile non evidenziarlo, sono statela prova del nove per BersElly. Lo «squillo di tromba».