spazio al centro
Italia viva, l'intervista a Paita: "Il Pd si è grillinizzato. C'è spazio al centro"
Dopo la vittoria sarda sembra che il campo largo, anzi larghissimo come in Abruzzo, sia l’unica strada percorribile per chi vuole battere il centrodestra. Tra le forze che rimangono scettiche c’è Italia Viva che non dimentica le giravolte di Calenda e gli errori di Conte. Abbiamo intervistato la senatrice Raffaella Paita per fare il punto della situazione.
Dopo la vittoria in Sardegna il centrosinistra sembra intenzionato a rendere strutturale il campo largo. Pensa sia l’unico modo per battere la destra?
«In Sardegna si è consumata una sconfitta strategica di Giorgia Meloni e del suo metodo arrogante. Dall'altra parte, il campo largo in realtà appiattito sul grillismo.
C’è un ampio spazio al centro, dove una forza moderata come Italia Viva può raccogliere largo consenso. È quello che faremo alle elezioni per una Europa più forte e credibile».
In Abruzzo nella coalizione di centrosinistra a sostegno di D’Amico ci siete anche voi insieme a Azione, il Pd e il Movimento 5 Stelle. È la prova che il campo largo, in questo caso larghissimo, è possibile o c’è il rischio che in caso di vittoria possa implodere?
«Come abbiamo sempre fatto, alle regionali e sui territori valutiamo di volta in volta in base alla qualità del candidato. A Genova, ad esempio, non abbiamo avuto esitazione a sostenere Marco Bucci, che ha saputo ricostruire il ponte di Genova. In Abruzzo c'è un candidato convincente come Luciano D'Amico, un civico e accademico molto capace, e quindi lo appoggiamo».
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Calenda ha definito i 5 Stelle populisti, incapaci, trasformisti e pro-putiniani. Renzi ha detto che Conte e i grillini sono lontanissimi da lui. Non le premesse migliori per fare alleanza. Che piano avete per le regionali?
«Noi confermiamo di essere alternativi a Conte, e infatti lo abbiamo mandato a casa per mettere al suo posto Draghi. Italia Viva è una forza moderata di centro, seria, non ideologica. E che non mette veti, ma nemmeno ne accetta da chi, come Calenda, cambia idea ogni giorno, ha rotto con Letta e con Bonino, ha sfasciato il terzo polo, salvo poi farci la morale. Ma che si dimentica di quando aveva bisogno delle firme o di farsi nominare ministro e ambasciatore».
E per le europee?
«Siamo il centro: lontano dai sovranisti ma altrettanto lontano dalla sinistra. Corriamo al centro e sarà una campagna bellissima, fra le persone, raccontando le nostre idee: prima di tutto la necessità di cambiare l’Europa della burocrazia. È normale che si discuta di caricabatterie universale e intanto siamo irrilevanti in Ucraina o in Medioriente?»
Lei ha dichiarato più volte il rischio di grillinizzazione dei dem. Chi pensa che ci rimetterà nel rapporto fra M5S e Pd? Pensa che possano andare d’accordo?
«Ho detto semplicemente la verità: il Partito democratico ha rinunciato alle primarie, che erano un suo elemento costitutivo, non solo in Sardegna ma anche a Firenze, per consegnarsi mani e piedi ai grillini. Basti pensare a Genova: come si fa a fare un'alleanza con una forza che dice no a tutte le infrastrutture nella città che ne ha più bisogno? Per non parlare della politica estera. La grillinizzazione del Pd è un problema, in primo luogo per i riformisti dem, se ancora esistono».
Con il campo largo da una parte e la coalizione di centrodestra da un’altra che spazio si apre per il centro?
«Lo spazio è oggettivo: c'è un'ampia fetta di elettorato che vuole risposte ai problemi, non la polarizzazione. Pensiamo alla sanità, alle infrastrutture che non vanno avanti, a vicende come quella dell'ex Ilva, che il governo non è stato in grado di affrontare. Su tutte queste questioni destra e sinistra sanno solo dare risposte o di maniera o ideologiche. Noi invece abbiamo un vero progetto di cambiamento».