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Guerra in Ue possibile, von der Leyen suona la sveglia: “Produciamo armi come con i vaccini”

Pietro De Leo
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Un question time molto incentrato sulle politiche di difesa e la dotazione delle spese militare, dossier centrali dopo l’invasione russa in Ucraina e la prospettiva, purtroppo mai scongiurata, di un allargamento del conflitto. Ieri, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha fatto il punto alla Camera, durante il momento settimanale dedicato alle interrogazioni. «Dopo il vertice di Vilnius - ha osservato - la percentuale di spesa per la difesa del 2% del PIL non è un punto di arrivo ma di partenza e l'Italia continua a spendere sempre meno, cosa che non mi rende felice: nel 2020 la spesa è stata dell’1,59%, nel 2021 dell’1,57%, nel 2022 è scesa all’1,51%, nel 2023 all’1,46. E nel 2024 scenderà probabilmente ancora». Questo, dunque, il quadro sulle risorse dedicate. Quanto alle necessità di maggiori investimenti nel comparto, Crosetto porta a sostegno delle proprie argomentazioni il cambiamento di scenario in corso. «Non sono un capriccio del ministro di turno gli investimenti nella Difesa, ma parte dell'obbligo fondamentale di difendere la nazione, non soltanto da minacce militari dirette» A questo proposito, osserva ancora, «la nostra economia si difende anche prevenendo e contrastando gli attacchi degli Houthi nel mar Rosso, che danneggiano import ed export emettono a rischio le nostre navi commerciali e i posti di lavoro portuali». Tuttavia, nel comparto vanno ricondotte anche alcune iniziative umanitarie: «Anche portare in volo i bambini di Gaza in Italia è parte delle spese per la difesa, così come stabilire rapporti politici e diplomatici in Africa. La nostra libertà ha un costo». Dunque, procedere in questa direzione non è «segno di un orientamento bellicista ma di un investimento in pace e stabilità».

 

 

Poi, alcuni passaggi vengono dedicati allo scenario che si è venuto a creare in Ucraina: «La situazione in atto , la minaccia posta dall'autocrazia all’ordine e alla stabilità globale confermano l'importanza di continuare a sostenere il popolo e le forze armate ucraine dall’aggressione russa, requisito indispensabile per giungere ad una soluzione negoziale del conflitto che contempli una pace giusta». Infatti, «l’esito della controffensiva ucraina e la violenta reazione russa non ci possono far flettere dalla scelta di coerenza compiuta in linea con gli impegni internazionali assunti in sede Nato e di Unione europea oltre che in totale aderenza al diritto internazionale al principio della libertà dell’indipendenza dei popoli di cui la proroga degli aiuti per il 2024 costituisce una concreta testimonianza». A questo proposito, «la strada da percorrere è ancora lunga ma un passo indietro adesso sarebbe un errore strategico e politico oltre che un tradimento delle legittime aspirazioni del popolo ucraino per la sua indipendenza». Perciò, «in questo quadro, al fine di assicurare a Kiev un adeguato livello qualitativo e quantitativo di equipaggiamento fondamentale per affrontare lo sforzo bellico la Difesa ha aderito all'iniziativa europea che prevede il sostegno all’incremento della capacità di produzione dell’industria europea della difesa attraverso catene di approvigionamento sicure, procedure di acquisizione efficienti, incremento delle capacità di promozione degli investimenti». Non manca, peraltro una replica a distanza alle parole del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che l’altra sera a "Di Martedì" aveva velatamente stigmatizzato l’abbigliamento militare solitamente indossato dal presidente ucraino Zelensky. Parlando con i giornalisti a margine del question time, il titolare della Difesa osserva: «Per fortuna dell’Ucraina c’è Zelensky lì e non altri».

 

 

Le affermazioni del ministro alla Camera, in linea con altre dichiarazioni precedenti, trova peraltro conferma in quanto spiegato, sempre ieri, dalla presidente della Commissione europea (che sarà formalmente ricandidata al ruolo al congresso PPE della prossima settimana) Ursula von der Leyen. «L’Europa si deve svegliare e anche in fretta. Dobbiamo muoverci velocemente - ha detto -. La minaccia di guerra potrebbe non essere imminente, ma non è impossibile. I rischi di una guerra non dovrebbero essere esagerati, ma dovrebbero essere preparati. E tutto ciò inizia con l’urgente necessità di ricostruire, rifornire e modernizzare le forze armate degli Stati membri». Dunque «l’Europa deve spendere di più, spendere meglio, spendere in modo europeo». A questo proposito «presenteremo alcune proposte nelle prossime settimane con la prima strategia europea di difesa industriale. Uno degli obiettivi centrali della strategia, e del Programma europeo di investimenti nel settore della difesa che ne conseguirà, sarà quello di dare priorità agli appalti congiunti nel settore della difesa, potenziando la nostra capacità industriale nei prossimi cinque anni. Proprio come abbiamo fatto con i vaccini o con il gas naturale».

 

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