pd e m5s
M5S-Pd, Conte frena e detta le condizioni a Schlein: già finito il campo largo ovunque?
La vittoria di Alessandra Todde in Sardegna pare non aver spianato la strada al campo largo. A parte il prossimo voto in Abruzzo, il 10 marzo, dove sulla candidatura di Luciano D’Amico convergono tutti i partiti di opposizione, per le altre regioni che andranno alle urne restano i distinguo e le contrapposizioni, anche tra Pd e M5S. Il presidente dem, Stefano Bonaccini, è chiaro: per la Sardegna «devo dire anche complimenti alla segretaria del nostro partito, perché Elly Schlein ci ha creduto dall’inizio, ci si è spesa con generosità e, credo, anche il Movimento 5 Stelle debba riflettere su questa generosità che il Partito democratico ha dimostrato». Un modo per richiamare l’attenzione di Giuseppe Conte sul passo di lato fatto da Schlein per spianare la strada a Todde. Per Bonaccini quella sarda è «una bellissima vittoria che dimostra anche come più si sta insieme, più si allarga il campo del centrosinistra, più è facile, con un programma condiviso e ottimi candidati, battere la destra».
Ma c’è una «questione Nord»: «Lo dico al Movimento 5 Stelle: al nord, dove abitano circa 27 milioni di persone, quindi quasi la metà degli italiani, su 8 regioni il Partito democratico e il centrosinistra ne governa solo una, quella che guido io, l’Emilia-Romagna». Il senso delle sue parole è che un’alleanza limitata a Pd e M5S «in questa parte in particolare del Paese, non basta e quindi bisogna lavorare per quando si dovrà tornare a votare in regioni importanti». In un asse di cui il Pd deve comunque essere «il baricentro». Il leader del M5S è pronto ad accordi «ovunque possibile»: «Ci stiamo assolutamente lavorando e cercheremo di favorirli, ma adesso più che di Piemonte e Basilicata parliamo di Abruzzo perché è la competizione elettorale più imminente». Da Conte arriva un richiamo al leader di Azione, Carlo Calenda, perché «decida cosa vuol fare da grande, però decida una volta per tutte perché gli elettori ci chiedono serietà e credibilità».
A stretto giro, però, Calenda ancora una volta fissai suoi paletti: «Le elezioni in Sardegna serviranno da lezione. Su amministrative e regionali una convergenza con le altre forze politiche va trovata, valutando la qualità del candidato e del programma. Tuttavia, la nostra linea a livello nazionale non cambia: non entreremo nel campo largo perché le distanze su temi fondamentali come la politica estera non sono colmabili». Non solo: il leader di Azione «bacchetta» i dem perché, spiega, «il Pd ha regalato ai 5S una passerella inutile e dannosa. Se Schlein avesse accolto l’invito di Renato Soru alle primarie di coalizione, oggi la vittoria sarebbe più larga e Conte non dilagherebbe in tutte le tv descrivendosi come l’unico che riesce a battere Giorgia Meloni».