manifestazione in campidoglio
Navalny, sinistra antidemocratica in piazza a Roma
Sarebbe potuta essere l’occasione per mostrare un fronte unito contro il regime di Vladimir Putin, invece alla fiaccolata in memoria di Alexej Navalny come da tradizione la sinistra assegna la legittimità a partecipare all’evento. Bersaglio annunciato dei compagni è la delegazione inviata dalla Lega. Nonostante le ripetute condanne del Carroccio nei confronti dell’invasione in Ucraina. Poco dopo le 18 al Campidoglio arrivano il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e il deputato Alberto Gusmeroli. Lo si intuisce dal fatto che in pochi secondi un gruppo di almeno una ventina di giornalisti circonda letteralmente Romeo. «Non c’è nessun accordo con Russia Unita (partito di Vladimir Putin, ndr) e se a qualcuno va di strumentalizzare io posso dire che il passato è passato e che allora ci sono stati presidenti del Consiglio che hanno stipulato accordi con Putin che ci hanno reso dipendenti dalla Russia». Affermazione che alcuni tra i presenti non recepiscono visto che continuano a gridare: «Andate in Russia». La contestazione più dura la fa un membro dell’Anpi: «Vergogna, vergogna. Cosa ci fate qui?». A questo punto Romeo afferma: «Noi stiamo dalla parte della libertà dell'Occidente e giustamente siamo qui per testimoniarlo. Ribadiamo la necessità che si faccia chiarezza su un fatto sconcertante, che testimonia che abbiamo a che fare con un regime autoritario che bisogna assolutamente contrastare».
La piazza continua a rumoreggiare, nel frattempo sono state accese le prime fiaccole. Nella facciata centrale del Campidoglio è proiettato con un led il volto di Navalny, all’interno della piazza ci sono altri due cartelloni con la sua effige. Tutt’intorno fiori e candele. Alla spicciolata arrivano altre delegazioni politiche: tra i volti noti presenti il leader del Pd Elly Schlein, il segretario di Azione Carlo Calenda (ideatore dell’iniziativa), Angelo Bonelli (Avs), il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, Lorenzo Guerini (Pd), Alessio D’Amato (Azione), Riccardo Magi (+Europa) e il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. Dall’opposizione nessun gesto di solidarietà verso la Lega che al termine dell’evento in una nota precisa: «Chi ha usato la piazza di Roma per insultare e attaccare la delegazione della Lega non ha capito la lezione di Navalny che ha dedicato la propria libertà alla vita». Il primo a prendere la parola è il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri: «Siamo qui uniti per esprimere lo sdegno e la condanna più forti per la morte di Navalny.
Risultato di una lunga, deliberata, feroce persecuzione politica. Chiunque ami i valori della libertà e della democrazia - ha aggiunto Gualtieri - non può accettare questa morte in silenzio». E ancora: «Da Roma e dalle democrazie di tutto il mondo si alza un grido di indignazione e un appello a Putin: “fermatevi”. Lo gridiamo da Roma e Ore L’appuntamento a Roma in piazza del Campidoglio era fissato per il tardo pomeriggio da tutte le altre città. Siamo qui per dire alla famiglia di Navalny, alla moglie, alla figlia e alle migliaia di cittadini che gli stanno rendendo omaggio, "Voi non siete soli, noi siamo con voi". La nostra voce si unisce alla vostra nella richiesta di giustizia per la condanna più ferma di questo nuovo crimine di cui Putin si è macchiato». A fare eco al sindaco Gualtieri, il segretario del Pd Elly Schlein: «È importante essere qui contro un regime che non tollera il dissenso e che uccide la libertà. Solidarietà a tutti quei cittadini russi che stanno anche in questi giorni protestando pacificamente e manifestando il loro dissenso e per questo vengono arrestati», ha detto Schlein che ha poi concluso: «Per l’uccisione politica di Navalny, c’è un solo responsabile: il regime russo di Putin». Infine il leader di Azione Carlo Calenda ha voluto sottolineare l’importanza dell’iniziativa da lui stesso organizzata: «Sono contento che tutte le forze politiche siano qui, non è una cosa comune per l’Italia, è un segnale importante di solidarietà per chi muore per la libertà». Peccato però che alla fine i vari esponenti politici non abbiano dimostrato la stessa unione per esprimere la propria solidarietà nei confronti di un altro partito.