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Sanremo infinito, propaganda filo Gaza ma la sinistra grida alla censura degli artisti

 Il Festival di Sanremo ha fatto segnare un record di ascolti. Ma altrettanto da primato rischiano di essere le polemiche nel «dopo», conclusa una kermesse che prima della serata finale non aveva fatto registrare troppe scosse telluriche sul piano del confronto politico (le questioni su John Travolta, i fischi a Geolier e la querelle sul voto telefonico appartengono ad altri campi). Però l’appello dal palco di Ghali («stop al genocidio») e l’uscita di Dargen D’Amico nella Domenica In post festivaliera sull’immigrazione (interrotto da Mara Venier) hanno fatto scattare, di nuovo, la molla dello scontro.

 

  

Su Ghali, in particolare, domenica si sono registrate reazioni da parte dell’Ambasciaore di Israele in Italia e dalla comunità ebraica italiana, i quali hanno lamentato che nessuna parola è stata dedicata alle vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, molte delle quali giovani che stavano partecipando ad un festival musicale. Constatazioni raccolte dall’Amministratore Delegato Rai, Roberto Sergio, che ha diffuso una nota di solidarietà.
Su tutto questo, ieri, si sono concentrati gli strali della sinistra. Nel Pd, i componenti della Commissione di Vigilanza Rai scrivono una dichiarazione in cui osservano: «La libertà di espressione degli artisti è sacrosanta e va rispettata. Ieri (l’altroieri n.d.r) abbiamo assistito a una brutta pagina della Rai con l'Ad che si è elevato a giudice dei contenuti di una canzone e di ciò che dice un artista sul palco e Mara Venier che si è prestata a fargli da megafono. La questione non è la condanna della strage del 7 ottobre, che ci vede tutti uniti, come ci vede tutti uniti a chiedere il cessate il fuoco umanitario a Gaza, quanto il rispetto degli artisti e la salvaguardia del pluralismo del servizio pubblico, la distinzione e la prerogativa dei ruoli, il rispetto del codice etico, del contratto di servizio e del Tusma (testo unico dei servizi sui media audiovisivi e radio n.d.r). Non compete all'AD entrare sui contenuti».

 

I dem Sandro Ruotolo, Laura Boldrini e Alessandro Zan parlano apertamente di «censura» da parte della Rai che vorrebbe imbavagliare gli artisti. Dal M5S, anche la senatrice Sabrina Licheri osserva: «La nota della Rai è stata un pasticcio, è apparsa come un tentativo di censura». E aggiunge: «Amadeus e la Rai erano riusciti a mantenere uno spazio di libertà durante il festival che i cantanti hanno giustamente sfruttato, come sempre avviene, per spiegare la propria arte. Ghali, Dargen d'Amico, Big Mama e gli altri non hanno fatto altro che questo». Interviene anche la Presidente della Commissione di vigilanza Rai, la pentastellata Barbara Floridia: «Il Festival di Sanremo è la massima espressione della canzone italiana e ciascun artista deve essere e sentirsi sempre pienamente libero di esprimere le proprie opinioni, nel rispetto di tutti. Così ha fatto Ghali, così hanno fatto altri artisti sui temi più diversi e attraverso le proprie canzoni. Amadeus e la Rai hanno garantito questa libertà e gliene va dato atto. Nessuna pressione esterna può limitare la libera espressione delle opinioni di ciascuno, tanto più sul servizio pubblico».

Respinge le critiche, invece il capogruppo di Forza Italia in Senato Maurizio Gasparri: «Le proteste delle varie sinistre, compreso chi guida organi di garanzia, sono stupefacenti. Se un rilievo c’era da fare, era per il mancato omaggio agli israeliani massacrati dai criminali di Hamas». Posizione analoga dal Presidente del Senato Ignazio La Russa che osserva: «È stato un festival con una punta dolorosa, quella dell’essere entrato nella vicenda israelo-palestinese a senso unico, è stato l’elemento peggiore di tutto il Festival». E sottolinea: «Io dico che il festival o non entrava su quel tema, e comunque non può affidarlo a un cantante che dice una frase a senso unico, o almeno doveva citare gli ostaggi israeliani». Intanto nel tardo pomeriggio di ieri blitz degli studenti di «Cambiare Rotta» sotto alla sede Rai di Roma, per protestare contro la linea, a loro detta, «schiacciata sulle posizioni israeliane» dei giornalisti di viale Mazzini. I manifestanti hanno intonato cori ed esposto degli striscioni tra cui uno con scritto: «Complici del genocidio dei Palestinesi». In 9 sono stati identificati dalla polizia e saranno denunciati per «manifestazione non preavvisata».