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Ddl Giustizia, via libera dal Senato. Nordio: "Inizia fine del periodo buio"

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«È un momento importante per la riforma complessiva della giustizia ma è solo l’inizio della fine di un periodo buio». Dopo aver incassato il primo sì del Senato, il ministro della Giustizia Carlo Nordio già prefigura le prossime tappe di quella che intende come una «rivoluzione garantista»: un nuovo intervento sulla intercettazioni e il sequestro dei cellulari, sulla fuga di notizie, sull’esecuzione penale per detenuti tossicodipendenti o vicini al fine pena, tenendo presente un il principio «non negoziabile» della presunzione di innocenza. Il via libera del Senato al suo disegno di legge, approvato la scorsa estate dal Consiglio dei ministri e su cui in Senato si è consumata una battaglia lunga sei mesi, arriva con 104 sì e 56 no: nessuna sorpresa dall’esito del voto, (in forma palese dopo il ritiro della richiesta di voto segreto) con la maggioranza ’allargatà ad Azione e Italia viva e le altre opposizioni contrarie al provvedimento. Per il Pd, con la senatrice Anna Rossomando, la legge è per certi versi di «difficile applicazione» per altri «illiberale» perché «tutela soltanto chi ha già il potere e lascia i cittadini comuni senza alcuna protezione contro gli abusi». Per il M5s, con l’ex procuratore Roberto Scarpinato, renderà «più difficili le indagini sui reati dei colletti bianchi e il loro arresto». Il provvedimento cassa dal codice penale il delitto di abuso d’ufficio e modifica il reato di traffico di influenze illecite, in risposta a quello che il governo definisce ’paura della firmà dei sindaci; interviene nuovamente sulle intercettazioni a tutela del terzo non indagato (divieto di pubblicazione, anche parziale, del contenuto delle intercettazioni in tutti i casi in cui quest’ultimo non sia riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento); introduce novità sulle misure cautelari, con l’interrogatorio preventivo della persona sottoposta alle indagini preliminari, e la decisione collegiale per la custodia in carcere, infine esclude il potere del pm di proporre appello contro le sentenze di proscioglimento per molti reati.

Per Nordio «è l’inizio della fine di un periodo oscuro per la giustizia italiana, che ha visto molto spesso sul banco della opinione pubblica persone completamente estranee alle indagini, delegittimate, offese e compromesse nella loro carriera per ragioni che si sono rivelate infondate». Lo definisce «un momento importante per l’amministrazione perché rassicura i pubblici amministratori contro quella che tutti ormai conoscono come la paura della firma, che era fondata non tanto sulla prospettiva di una condanna, che non sarebbe mai intervenuta, quanto su quella della diffusione simultanea della notizia dell’indagine che spesso ha compromesso la loro carriera e anche la candidatura di molti di questi». In Senato arriva di fatto anche il sì all’emendamento di Enrico Costa alla legge di delegazione europea che introduce il divieto anche parziale di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare. Bocciati gli emendamenti soppressivi alla «cosiddetta famigerata legge bavaglio - ha detto in Aula il senatore del Filippo Sensi - che penalizza il lavoro dei giornalisti, non difende le garanzie dei cittadini e comprime le libertà sancite dagli articoli 21 e 27 della Costituzione». «Mi sarei volentieri risparmiato l’intervento, se non avesse parlato il collega e amico Filippo Sensi, con il quale ho avuto l’alto onore di condividere le responsabilità a Palazzo Chigi», gli ha replicato l’ex premier Matteo Renzi, ma «questa norma non impatta minimamente sulla libertà del giornalismo».

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