forze militari
Esercito, il progetto della Lega per una riserva militare di diecimila uomini
Un ribaltamento di prospettiva, di visione. Una professione per anni bistrattata dalla sinistra ideologica che, al contrario, il centrodestra ha intenzione di porre al centro di un progetto essenziale per il futuro stesso del Paese. Una riserva militare, sul modello usato da Stati Uniti e Israele, da mobilitare rapidamente in caso di grave minaccia per la sicurezza o di stato d’emergenza. È quanto prevede il progetto di legge presentato alla Camera dal presidente della Commissione Difesa, il leghista Nino Minardo. La proposta, depositata ieri, prevede un «esercito di 10.000 unità con età non superiore a 40 anni, provenienti esclusivamente dal bacino dei cittadini italiani che hanno già prestato servizio come volontari in ferma triennale o volontari in ferma iniziale e che, in quel momento, sono in congedo». Un passaggio legislativo che consentirebbe «di selezionare, su base volontaria, personale già formato e addestrato dalle forze armate e di fatto idoneo ad essere utilmente e rapidamente mobilitato in caso di necessità e urgenza».
Secondo quanto riporta l’AdnKronos, il governo potrebbe «mobilitare la riserva per adibirla al presidio del territorio, anche in concorso con le forze di polizia ad ordinamento civile e militare, in caso di dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale da parte del consiglio dei ministri. Resta comunque in capo alle Camere il via libera finale alla mobilitazione, per autorizzarla o respingerla in tempi estremamente brevi. La decisione di mobilitare la riserva è comunicata tempestivamente alle Camere, che l’autorizzano o la respingono entro quarantotto ore dalla data della sua formalizzazione». Una vera e propria rivoluzione, anche da un punto di vista culturale. «Nei più importanti paesi europei ma anche negli Stati Uniti e in Israele – ha sottolineato Nino Minardo - la riserva è un meccanismo consolidato e per certi versi irrinunciabile dello strumento militare. Con questa proposta di legge, non veniamo incontro solo ad una necessità avvertita da più parti di essere pronti ad ogni evenienza e di dare pronta attuazione a quanto previsto dalla legge delega del 2022, ma anche di rispondere al sentimento diffuso tra i nostri cittadini di mettersi a disposizione del Paese e di dare una mano agli altri soprattutto nelle situazioni di emergenza come quelle che abbiamo vissuto durante la pandemia».
Un’idea, quella dell’esponente leghista, che trova assoluta convergenza nel ministro della Difesa, Guido Crosetto: «I tempi che viviamo e che vivremo ci chiederanno sempre di più forze armate professionali, formate, che sappiano che la vita militare non è una scelta facile e mette in conto anche di perdere la vita», ha affermato lo scorso dicembre. Una posizione ribadita un mese più tardi, il 29 gennaio, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa: «I riservisti non servono per fare la guerra, ma per difendersi, in supporto alle forze armate regolari, e solo nel caso, poco probabile, di un attacco diretto. Non c'è una visione ideologica, ma pragmatica. Come in Svizzera che non partecipa a conflitti da secoli ma è pronta a difendersi». Una visione lucida e concreta del presente che, ovviamente, non piace affatto ai nipotini di Carlo Marx. «Per noi è tempo dei corpi di pace in Italia e in Europa, altro che riservisti agli ordini del governo – ha ricordato Luana Zanella, capogruppo di AVS alla Camera -. Il nostro antimilitarismo ci fa guardare alla proposta della Lega con preoccupazione anche per le questioni interne. Un gruppo armato pronto a sparare agli ordini di un presidente del Consiglio, magari eletto dal popolo come vuole Giorgia Meloni, è una ulteriore ferita alla democrazia».