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Bologna a 30 all'ora, Salvini: "Contrario a bloccare la città a suon di contravvenzioni"

Christian Campigli
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Una posizione di semplice, ovvio e doveroso buon senso. Che sia in grado di conciliare la sicurezza stradale, un must per il governo di centrodestra, con la necessità dei cittadini di potersi spostare per raggiungere il proprio posto di lavoro o la famiglia. Matteo Salvini, che ieri mattina ha visitato il Viola Park, l'avveniristico centro tecnico della Fiorentina, è tornato sul tema del limite di velocità a 30 km/h, imposto dal sindaco di Bologna, il dem Matteo Lepore. «Io sono al fianco di tutte le amministrazioni per mettere in sicurezza i punti difficili delle città, ma non farò parte di un partito anti-auto perché i cittadini ci vanno a lavoro. Al tempo stesso sono contrario a bloccare un'intera città a suon di multe e limitazioni, ma d'accordo a fare alcuni esperimenti su alcune vie pericolose». «Fare esperimenti su alcune vie ci sta- ha precisato il vicepremier - ma multare chi va a lavorare in auto, anche in bici, mi sembra un'ideologia priva di qualsiasi senso. Spero che il sindaco abbia voglia di ragionare, perché non ho voglia di litigare con nessuno, ma ho il dovere di tutelare la mobilità di chi prende la macchina per andare a lavorare».

 

 

Che il leader della Lega sia, da sempre, un fautore della sicurezza stradale non è certo una novità. Pacifico che esistano evidenti differenze tra chi viaggia ubriaco, sotto l'effetto di droghe, distratto dalla diretta Instagram e chi, magari per portare a termine un sorpasso, tocca i 37 chilometri orari. Questo non placa però l'eco delle polemiche. Il Codacons ha annunciato che intende presentare un ricorso al Tar del Lazio «contro qualsiasi direttiva del Mit tesa ad impedire ai sindaci di limitare la velocità delle auto nei centri abitati: col ricorso sarà inoltre chiesto al ministero un risarcimento danni di 500.000 euro per atto illegittimo, da versare al fondo vittime della strada». Il rischio che il diritto di poter udire il canto degli uccellini bolognesi finisca a carte bollate, in qualche aula di tribunale, è dietro l'angolo.

 

 

Durante la sua visita al Viola Park, accompagnato dal capogruppo al comune di Firenze, Federico Bussolin, dal deputato Andrea Barabotti e dell'eurodeputato, Susanna Ceccardi, Matteo Salvini non ha risparmiato pungenti frecciate al sindaco Dario Nardella. Di fronte allo sguardo interessato del primo cittadino di Bagno a Ripoli (il comune situato alle porte del capoluogo toscano, nel quale sorge il centro tecnico della Fiorentina), Francesco Casini e al direttore generale viola, Joe Barone. «Mi sembra che i soldi a bilancio non bastino per fare sul Franchi tutto quello che sul Franchi si dovrebbe fare, mi sembra evidente che una buona parte di città chieda risposte certe e rapide, ribadisco che mi metto a disposizione della società e dell'amministrazione comunale per trovare una via di uscita. Se devi spendere del denaro pubblico non lo spendi per fare le cose a metà. Non puoi coprire una parte dello stadio e lasciar piovere sull'altra. Quindi meglio non iniziare. Avere tifosi di serie A e tifosi di serie B nello stesso stadio mi sembrerebbe spendere denaro pubblico in maniera curiosa. Non reputo ipotizzabile che la Fiorentina per alcuni anni vada a giocare in altre Regioni o in altre città».

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