Amanti delle imposte
Elsa Fornero rispolvera la patrimoniale che piace tanto alla sinistra
«Buone ragioni» e pessime intenzioni. E quel fiume carsico che riemerge, ossia il desiderio di menare un colpo di mannaia fiscale sulla casa. Specifichiamo: nessuno nel governo o in maggioranza ha quest’idea. Ma ieri è spuntato un articolo su La Stampa, con richiamo in prima pagina, a firma Elsa Fornero che proponeva un’ideona: «Ci possono essere molte buone ragioni per le quali il nostro Paese potrebbe considerare un’imposta patrimoniale (in realtà sul patrimonio immobiliare, visto che quello finanziario già ne è gravato) e infatti molti Paesi europei ce l’hanno». Poi aggiungeva: «Le ragioni alla base, spesso abbinate, sono principalmente due: serie difficoltà nella finanza pubblica e gravi iniquità sociali». Sembra un amarcord: Elsa Fornero fu ministro di quel governo, guidato da Mario Monti, la cui cura da cavallo si basò anche sull’introduzione nel 2011 dell’Imu sulla prima casa. Un effetto devastante non solo per le tasche degli italiani, ma anche sullo stesso patrimonio immobiliare, che anche a causa di quell’offensiva fiscale si svalutò. Dunque, si torna a dibattere di patrimoniale, vecchio desiderio della sinistra. Incubo del centrodestra.
Silvio Berlusconi, convinto com’era -a ragione considerando il patrimonio privato degli italiani- che il settore immobiliare ed edile fosse traino per tutta l’economia, fece dell’abolizione dell’allora Ici (imposta comunale sugli immobili) sulla prima casa un "chiodo" della campagna elettorale per le politiche del 2006. Lo sfoderò in diretta tv durante un faccia a faccia con Romano Prodi e recuperò -si calcolò allora- 5 punti percentuali. Poi perse di un soffio le elezioni ma mantenne la promessa 2 anni dopo, nel 2008, quando tornò a Palazzo Chigi. Non alzare le tasse sugli immobili, dunque, fa parte del Dna del centrodestra. Da cui ieri è arrivata la levata di scudi. Da Forza Italia, a partire il segretario nazionale e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani. «Finché Forza Italia sarà al governo, finché Forza Italia sarà in Parlamento, non ci sarà mai una patrimoniale -tuona- Noi le tasse le vogliamo abbassare agli italiani e non le vogliamo aumentare. Il patrimonio del cittadino, conquistato con grande fatica, non si tocca».
Il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri affonda: «Troviamo assurda e provocatoria la sola ipotesi di una tassa patrimoniale. Per Forza Italia bisogna abbassare le tasse, cancellare quelle più inique e per toglierle del tutto da un bene di prima necessità come lo è la prima casa». Il portavoce Raffaele Nevi osserva: «La casa, specialmente in Italia, non è un lusso, ma il frutto del lavoro e del risparmio delle famiglie. Ce lo ha insegnato il presidente Silvio Berlusconi e non cambieremo mai idea». Critiche anche da Fratelli d’Italia, dove il capogruppo alla Camera Tommaso Foti definisce il testo di Fornero un «manifesto della sinistra a favore della patrimoniale». La deputata Ylenja Lucaselli attacca: «Soltanto il pensiero di introdurre una patrimoniale indica uno scollamento dalla realtà». Secondo il il collega Manlio Messina sarebbe una «scelta sbagliata e iniqua».
Dalla Lega, il leader e vicepremier Matteo Salvini è lapidario: «Di "ricette" disastrose di questa signora l’Italia ne ha già avute abbastanza. Giù le mani dalle case e dai risparmi degli italiani». Dall’opposizione, appoggia la proposta di Fornero Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana e autore di più di una proposta in tal senso: «Quel che non mi sorprende è la cagnara che la destra fa ogni volta che si sente parlare di patrimoniale». Poi ci sono le categorie. Come i proprietari d’immobili, con la loro sigla di rappresentanza, Confedilizia. «È sconcertante», ha detto Giorgio Spaziani Testa, presidente della sigla, sulla proposta di Fornero. «Era ministro nel governo che nel 2011 ha istituito la più pesante patrimoniale sugli immobili della storia d’Italia (per sua informazione, si chiama Imu). E la notizia - sempre per la professoressa, non per chi la paga da dodici anni - è che quella patrimoniale nessuno l’ha poi eliminata, gravando ancora per ben 22 miliardi di euro l’anno».