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Feltri smaschera la doppia morale di Conte: "Perché non si è dimesso"

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Conte e la sua doppia morale. Nel suo editoriale pubblicato su Il Giornale di martedì 9 gennaio, Feltri smaschera il doppio gioco del leader grillino che adotta il classico metodo dei due pesi e due misure. "La gente parla di morale quando non ha nulla da comunicare né da insegnare - attacca Feltri - Quindi non mi meraviglio che lo faccia Giuseppe Conte. Trovo addirittura divertente, tanto per cominciare, che Conte tacci Meloni di avere approfondito il debito pubblico. È stato proprio lui a creare una voragine nelle casse statali e a lungo pagheremo i danni prodotti dalle sue politiche, da misure non lungimiranti, da provvedimenti scritti male e irrimediabilmente dannosi, penso al super bonus, penso anche al reddito di cittadinanza concesso a chiunque, persino a chi aveva la Ferrari in garage".

 

 

 

Poi Feltri affronta la questione della richiesta di dimissioni rivolta nei confronti di alcuni esponenti della maggioranza di governo: "Conte dimentica che le dimissioni non si chiedono, ma si danno - prosegue Feltri - Ed egli stesso, come molti dei suoi, non le ha date, pure quando i motivi per farlo di sicuro non mancavano. Mi riferisco anche alle ex sindache grilline Chiara Appendino e Virginia Raggi, allorché erano indagate. Appendino fu anche condannata eppure Conte non pretese le sue dimissioni. Eppure oggi Conte vorrebbe che Meloni spedisse a casa ministri e segretari in assenza di condanna, invocando per l’appunto una «questione morale». Più che di «questione morale» sarebbe opportuno discutere di «doppia morale», quella di Conte, giustizialista con i fratelli d’Italia e garantista con i grillini".

Secondo Feltri, però, è lo stesso Conte che avrebbe dovuto rassegnare le proprie dimissioni in più di un'occasione. "Conte, in nome di quel senso delle istituzioni che proclama - conclude Feltri nella sua rubrica - avrebbe dovuto dimettersi, ad esempio, quando la sua maggioranza era venuta meno ed egli, anziché prenderne atto, con l’affanno cercava in Parlamento i voti “responsabili” che lo salvassero. Oppure avrebbe dovuto dimettersi quando è stato indagato a Bergamo per epidemia colposa e per plurimo omicidio colposo, per il ritardo nell’istituzione della zona rossa nella Bergamasca...Ci risiamo, quindi. La morale vale sempre per gli altri e mai per Conte medesimo. Vorrei sapere da Conte se pretendere le dimissioni di un politico prima ancora che una sentenza accerti le sue colpe sia comportamento davvero morale? A me non risulta. «Morale» è aggettivo che a Conte piace tanto, tanto da abusarne. Ma a me sembra che egli non ne conosca affatto il significato".

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