Rivendicazione del tweet
Degni, il giudice amico del Pd ora invoca la "resistenza"
Nessun passo indietro. Nessuna rettifica. Scuse? Nemmeno a parlarne. Marcello Degni, balzato agli onori (si fa per dire) delle cronache per un discutibile tweet nel quale si scaglia con inaudita violenza contro il governo di centrodestra («potevamo farli sbavare di rabbia sulla manovra»), ieri ha confermato la propria posizione. Anzi, se possibile, l’ha persino rilanciata. L’economista ha cercato sì di minimizzare le polemiche, ma dalle sue parole, tutt’altro che dimesse, è emerso quello che, fin da subito, era evidente a tutti. Ovvero che il consigliere della Corte dei Conti è del tutto strutturale alla sinistra. Lontano anni luce dalla terzietà richiesta per un simile (delicato) incarico. L’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa è una sorta di manifesto del Degni-pensiero. E del suo amore spassionato per le idee progressiste.
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«Lei ha letto quello che ho scritto? Non mi sembra che contenesse cose particolari. Ho solo espresso il rammarico perché l’opposizione avrebbe potuto sfruttare di più gli strumenti del diritto parlamentare per marcare meglio la maggioranza sulla manovra. La mia era una critica riferita al metodo non al contenuto della manovra. E non era una critica nei confronti soltanto di questo governo. Non da oggi, ma da quasi vent’anni, tutti i governi non rispettano quella che dovrebbe essere una discussione articolo per articolo, pacata, con i 183 programmi di cui è strutturata. In questo modo si svilisce il ruolo del Parlamento». Non soddisfatto, Degni ha voluto enfatizzare il proprio giudizio. «Più ci penso e più sento di aver fatto la scelta giusta. Ho l’impressione che, se si è scatenato un simile polverone su delle affermazioni che da anni sono discusse in ambito accademico, forse vuol dire che queste affermazioni hanno colpito nel segno». Ma non basta. L'intellettuale ha poi, volutamente, spostato il dibattito su un tema minato, che divide il mondo politico da oltre trent’anni. «Io credo che un magistrato abbia il diritto di esprimere le sue posizioni purché non si trovi di fronte a una questione che incide su una sua azione diretta e purché lo faccia in modo rispettoso come ho fatto io argomentando su una questione di cui mi occupo».
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Poi in un delirio di esposizione mediatica, l’economista ha pubblicato anche un nuovo tweet. «Il mio pensiero sul post incriminato è ben rappresentato nell’intervista su La Stampa. Sulla questione è montata tanta intolleranza, che travalica lo specifico. A questo punto rispondo con le parole di un grande magistrato: Resistere, resistere, resistere». Professore universitario, Degni si è definito «di sinistra, disilluso dai partiti». È stato assessore al Bilancio del comune di Rieti dal 2012 a inizio 2014, nella giunta Pietrangeli, allora sindaco di Sel. Nel 2017, governo Gentiloni, è stato nominato dal Consiglio dei Ministri nuovo consigliere della Corte dei Conti.
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Sui social non ha mai nascosto le proprie idee. Basti ricordare il post sul quotidiano Il Manifesto («il più bel giornale del mondo») e alcuni tweet che rilanciavano le idee di Toni Negri «Il comunismo è una passione collettiva gioiosa, etica e politica che combatte contro la trinità della proprietà, dei confini e del capitale». Il centrodestra è tornato alla carica per chiedere le sue dimissioni. E se il deputato della Lega, Igor Iezzi, ha registrato «un silenzio assordante da parte del Pd, a cui peraltro si deve la sua nomina, che pesa come un macigno», Tommaso Foti, capogruppo alla Camera per Fdi, ha annunciato che il suo partito presenterà «un’interrogazione parlamentare per fare luce sulle numerose dichiarazioni anti governative e apertamente contro il premier Meloni».