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Fratelli d’Italia, Meloni tiene la barra dritta: “Serve responsabilità”. Ecco la sospensione per Pozzolo
Il deputato di FdI Emanuele Pozzolo, dalla cui pistola è partito il colpo che ha ferito un uomo durante una festa di capodanno nel biellese, sarà sospeso dal partito. La classe dirigente di Fratelli d'Italia è all'altezza ma tutti devono "capire le responsabilità" a cui sono chiamati, altrimenti arriveranno altri segnali. Il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, durante l'inusuale conferenza stampa di fine anno rinviata a gennaio (per i noti problemi di salute del premier) deve inevitabilmente affrontare il caso di attualità che ha segnato l'inizio del 2024. Ma il caso Pozzolo diventa occasione per una riflessione, sollecitata dai cronisti parlamentari, sulla classe dirigente del partito, sulla sua conduzione e sugli attacchi che puntano a indebolirla. Meloni difende sé stessa e la sorella Arianna Meloni dalle accuse di familismo. E assicura: "Penso che qualcuno in questa nazione abbia pensato di poter dare le carte in alcuni casi, ma penso che in uno Stato normale non debbano esserci questi condizionamenti. Vedo attacchi, vedo anche chi pensa che mi possa spaventare se vedo certe cose, ma non sono una che si spaventa", piuttosto "preferisco andare a casa. Hanno a che fare con la persona sbagliata: con me non si indirizzano le scelte. Le faccio io, perché io sono quella che si assume la responsabilità".
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Oggi si assume la responsabilità di intervenire sul caso Pozzolo: "Ho chiesto che venga deferito alla commissione garanzia e probiviri di Fratelli d'Italia e che, nelle more del giudizio, il deputato venga sospeso", annuncia il premier, spiegando che "il parlamentare Pozzolo dispone di un porto d'armi per difesa personale" ma "la questione è un altra: chiunque detenga un arma ha il dovere legale e morale di custodire quell'arma con responsabilità e serietà" e in caso contrario "non va bene per un cittadino, figuriamoci per un parlamentare e figuriamoci per un parlamentare di Fratelli d'Italia". Ma la questione è anche un'altra: l'episodio può essere la spia di una debolezza della classe dirigente del partito? "Sicuramente non sono disposta a fare questa vita, con la responsabilità che ho sulle spalle, se le persone che sono intorno a me non capiscono quella responsabilità. Su questo intendo essere rigida", ammette Meloni, schierandosi però a difesa di una classe dirigente di cui "ho molta più stima di quante ne legga sui quotidiani" e chiarendo anche un altro punto relativo alla "conduzione familiare" di FdI: "Questa accusa di familismo comincia a stufarmi" e la sorella Arianna, coordinatrice della segreteria politica, "è una dirigente da 30 anni. Forse potevo metterla in una partecipata statale come accadeva in passato ma non me la sentivo e le ho chiesto di lavorare per il partito".
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L'ultima difesa è riservata non a un collega di partito ma all'alleato della Lega Matteo Salvini: le opposizioni continuano a chiedere che riferisca in aula sull'inchiesta degli appalti Anas, mentre lui annuncia querele contro chiunque accosti lui o la compagna Francesca Verdini alla vicenda. "Sul caso specifico di Tommaso Verdini ho trovato sui quotidiani mie dichiarazioni mai fatte neanche in privato", precisa il presidente del Consiglio, secondo il quale "Salvini non è chiamato in causa nei documenti che ho letto e ritengo che non debba riferire in aula su questa materia". Tra l'altro, conclude, "l'unica tessera di partito che ha preso Tommaso Verdini è quella del Pd, ma nessuno di noi ha detto che il Pd era coinvolto in questa materia".