Superbonus, c'è la proroga. Forza Italia la spunta
Il Consiglio dei ministri, riferiscono fonti di Palazzo Chigi dopo la riunione che ha dato il via libera al dl sul superbonus, ha approvato alcuni interventi in materia di bonus edilizi, riportando la relativa disciplina al buonsenso e alle sue corrette finalità: non è prevista nessuna proroga, ma si incentivano i lavori limitando usi impropri e storture. In particolare, si è intervenuti sul superbonus, sul sismabonus e sugli incentivi per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Con il via libera al dl sul superbonus vengono salvaguardati tutti i lavori certificati entro il 31/12 e tutelati i cittadini più deboli. Sarà riconosciuto il credito d’imposta per tutti i lavori realizzati e asseverati al 31 dicembre 2023; per le opere ancora da effettuare si è confermato il bonus al 70%. Ai singoli soggetti con Isee inferiore a 15mila euro sensibilmente aumentato in base ai componenti del nucleo familiare, si garantisce il credito del 110% anche per la quota di lavori non asseverati al 31 dicembre. In buona sostanza, chi non ha concluso i lavori entro l’anno non si troverà nella grave condizione di dover restituire tutti i crediti fino a quel momento maturati. In secondo luogo, per i lavori non conclusi al 31 dicembre e per compensare la quota che scenderà dal 110 al 70%, lo Stato interverrà utilizzando il fondo povertà con riserva di aumentarne la capienza durante l’esercizio finanziario. In questo modo le fasce meno abbienti non si dovranno fare carico della differenza.
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Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, ha voluto rasserenare anche sui controlli: «Ci saranno i controlli» per evitare eventuali truffe, «ma qui stiamo parlando di persone perbene, di condomini e imprese che hanno rispettato le regole. Forza Italia - ha proseguito Tajani - si è sempre preoccupata di tutelare le persone perbene, meno abbienti, le quali con la fine del superbonus non avrebbero potuto concludere i lavori e si sarebbero trovate in difficoltà. Il provvedimento del superbonus in teoria era positivo, ma è stato gestito malissimo dal governo Conte e ha provocato un buco nelle casse dello Stato. Ora - ha concluso Tajani - cerchiamo di rimediare ai danni commessi aiutando le imprese e i cittadini meno abbienti». Il 2023 «si chiude con un bilancio più che positivo per quel che riguarda il processo di attuazione della riforma fiscale» ha affermato in una nota Maurizio Leo, viceministro dell’Economia e delle Finanze. «Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente, oltre i due della scorsa settimana, altri quattro decreti legislativi: adempimento collaborativo, contenzioso tributario, statuto del contribuente e il primo modulo della riforma Irpef che riduce gli scaglioni da 4 a 3. Si tratta di provvedimenti molto importanti, che conMila euro I soggetti con Isee inferiore a questa cifra garantito il credito 110% anche per la quota di lavori non asseverati al 31 dicembre tribuiranno a semplificare il sistema fiscale, rendendolo più equo e dinamico».
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Nel dettaglio, spiega Leo, «viene anzitutto semplificato il quadro relativo alle aliquote Irpef, con un maggiore risparmio fiscale per le fasce di reddito medio-basse, ovvero quelle più esposte ai continui mutamenti del quadro economico-finanziario internazionale». Poi Leo ha spiegato che il governo interverrà: «Anche sul contenzioso tributario con l’obiettivo di velocizzare e semplificare i procedimenti, potenziando l’udienza da remoto, la digitalizzazione del processo nonché l’istituto della conciliazione giudiziale per deflazionare il contenzioso in cassazione. Per le imprese vengono modificate anche le soglie di accesso al regime dell’adempimento collaborativo (dal 2028 verranno coinvolte anche quelle con fatturato non superiore a 100 milioni di euro). Così facendo, verrà rinsaldato il rapporto di fiducia tra Amministrazione finanziaria e contribuente, con un aumento del livello di certezza sulle questioni fiscali rilevanti». È saltato, secondo quanto si apprende, il taglio delle detrazioni per le donazioni ai partiti politici. La misura non ha avuto l’ok del Consiglio dei ministri.