professionista della sconfitta
Elly Schlein non ne azzecca una: il Pd si sfascia a Firenze
Da quando è stata eletta a segretaria del Partito democratico Elly Schlein è riuscita a perdere tutte le elezioni che ha affrontato alla guida del partito. Amministrative, regionali e anche le suppletive di ottobre. Ora però si profila all’orizzonte una possibile sconfitta che segnerebbe un momento storico, sì perché se Schlein riuscisse a perdere anche a Firenze, uno dei fortini rossi per eccellenza, avrebbe del clamoroso. E visti gli ultimi movimenti registrati in città l’ipotesi potrebbe non essere così remota. Cecilia Del Re, ex assessore all’urbanistica del capoluogo toscano, ha lasciato il Pd in polemica col partito che «ha scelto la chiusura invece della partecipazione, la prepotenza invece dell’ascolto e del dialogo». Del Re ha annunciato la nascita di una lista civica che si chiamerà «Firenze Democratica», una formazione che la stessa candidata alla corsa per Palazzo Vecchio ha definita «aperta al dialogo con tutte le forze del centrosinistra in città».
Una diaspora che potrebbe far perdere voti alla candidata dem Funaro e, al contrario, potrebbe aiutare la candidata di Italia Viva se Del Re decidesse di fare un ticket con la renziana. In ogni caso all’orizzonte toscano non sembrano esserci buone notizie per Schlein. Una possibile debacle che si andrebbe ad aggiungere a quelle già fatte registrare dalla segretaria. Il primo appuntamento furono le regionali in Friuli che, neanche a dirlo, perse, ma in quel caso l’alibi fu che la segretaria era da troppo poco tempo al Nazareno. Poi a maggio ci furono le comunali. Il centrodestra vinse ad Ancona, a Brindisi, Pisa, Siena, Massa e a Catania. A Terni vinse Stefano Bandecchi di Alternativa Popolare, a Ragusa venne rieletto il civico Peppe Cassì. Il centrosinistra vinse a Trapani, sostenuto anche dalla Lega, e a Vicenza dove però Giacomo Possamai implorò Schlein di non andare; forse intuendo già che la segretaria non portasse proprio fortuna. Il famoso «effetto Schlein» tanto sbandierato prima degli appuntamenti elettorali non ci fu e Giovanni Donzelli, deputato di FdI, puntualizzò:® «EffettoSchlein? Sì, c'è stato, ma a nostro favore». Dal Nazareno la segretaria dovette ammettere quella che fu una «sconfitta netta, il vento a favore delle destre è ancora forte, non si vince da soli».
Anche se a ben vedere in Molise, dove Pd Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra Italiana provarono il ticket, il campo largo fece registrare una sonora sconfitta: 36,3% del candidato Gravina contro il 62,3% di Roberti. Insomma, neanche insieme la vittoria è assicurata. Per i dem i problemi furono principalmente due: lo spostamento sempre più a sinistra del partito e una guida segretariocentrica che non concedeva ascolto e spazi nè a livello centrale tantomeno a livello territoriale.
Come se non bastasse Schlein è riuscita a perdere pure le suppletive di ottobre, le elezioni in cui si doveva assegnare il seggio al Senato che fu di Silvio Berlusconi. Neanche a dirlo vinse il centrodestra con Adriano Galliani mentre il candidato del centrosinistra Marco Cappato arrivò al secondo posto. Dopo le sconfitte nazionali Schlein si è voluta cimentare anche in campo internazionale ma non potendo concorrere in prima persona si è affidata agli endorsement via social. Prima quello a favore di Sergio Massa, candidato alla presidenza dell’Argentina, e poi a Frans Timmermans impegnato nelle elezioni nei Paesi Bassi. Come è finita? Hanno perso, tutti e due. Una debacle che Salvini commentò con un sarcastico: «Effetto Schlein». Alle porte ci sono le Europee del 2024, in caso di un’ennesima sconfitta c’è chi giura che nel Pd sarebbero in molti a chiedere la testa di una segretaria brava solo a perdere.