Giuseppe Conte, l'ultima contro Meloni: "Giurì d'onore" per il Mes
La tre giorni di Atreju a Castel Sant’Angelo si è appena conclusa, ma gli strascichi polemici promettono di durare a lungo. In particolare, non accenna a sopirsi lo scontro fra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein. Un duello che, tra gli altri risultati, ottiene di spaccare l’asse - di per sè fragile - delle opposizioni. Schlein rimprovera a Meloni di mettere in scena «uno spettacolino di terz’ordine» con ospiti «eversori che vorrebbero appendere il premier spagnolo per i piedi», un riferimento al leader di Vox, Abasca. Meloni contrattacca con una citazione morettiana riferita al rifiuto di Schlein di partecipare alla kermesse: «Mi si nota di più se...». A questo si aggiunge il nuovo scontro sulla Rai, innescato dalla diretta del discorso di chiusura della premier alla festa di Fratelli d’Italia che, per i dem, avrebbe «minato la democrazia». Settanta minuti in cui Maloni «ha alzato la voce per aizzare la platea contro i migranti che salgono sui barconi», accusa Schlein, «e non ha trovato nemmeno una parola per le 61 persone morte annegate nel naufragio di ieri, che nessuno tra i quattro paesi avvertiti da Frontex (compresa l’Italia) è intervenuto per soccorrere». La replica di Meloni non si fa attendere: «Non so quale discorso abbia ascoltato la leader del Pd, ma credo sia abbastanza chiaro che parlare di lotta ai trafficanti di esseri umani, di difesa dei confini europei, di dare una risposta vera, strutturale e definitiva all’immigrazione clandestina, nulla abbia a che fare con ’aizzare platee contro i migrantì».
Di Maio in soccorso di Conte sul fax-gate: cosa gli sfugge...
Mentre le due leader sono impegnate a duellare, il Movimento 5 Stelle studia la strategia per riaprire la partita del Mes con la premier. Non che Giuseppe Conte abbia cambiato idea: «Il Mes se lo voterà Meloni. Con il Pd, Italia viva e Forza Italia», fa sapere l’ex premier. Tuttavia, torna ad attaccare sul foglio con la stampata della mail inviata dall’allora ministro Di Maio agli ambasciatori a Bruxelles e, soprattutto, l’accusa rivolta all’ex premier Conte di aver dato il via libera all’accordo sulla riforma del Mes «alla chetichella». E così, il presidente del M5s convoca una conferenza stampa da trasmettere in diretta perché, diceva nella tarda serata di ieri, «ho una notizia importante da dare». La notizia importante è che il Movimento 5 Stelle chiede l’attivazione di un giurì d’onore su quelle che ritiene «menzogne» dette da Meloni in Aula. «Ho appena consegnato al presidente Fontana una richiesta di istituire un giurì d’onore» ai sensi del regolamento della Camera dei deputati, per «accertare le menzogne denigratorie del presidente del Consiglio, nonché deputata, Giorgia Meloni» sul Mes, dice Conte durante la conferenza stampa. «È una condotta che ha leso l’onore di un singolo deputato, dell’intero mio gruppo, ha danneggiato e danneggia l’Italia e umilia il Parlamento. È un precedente che non può passare alla chetichella», ha aggiunto contro-citando Meloni.
Parola fine sul Pd di Schlein: Senaldi e Sgarbi fanno il "funerale" ai dem
Dalle parti del Pd si osservano le mosse del potenziale alleato, con il sospetto che si tratti di un modo per non lasciare tutta la scena a Meloni e Schlein. Non sfuggono, infatti, le frecciate che Conte ha riservato durante la sua conferenza alla leader dem. «Schlein federatrice del centrosinistra? Intanto federi le correnti del Pd, i M5s non ha bisogno di essere federato». Interpellato, il Nazareno mostra di non voler ingaggiare un nuovo match con l’alleato, o presunto tale: «Siamo impegnati a contrastare Meloni e il suo governo, non rispondiamo agli attacchi di Giuseppe Conte. Da Schlein non sono arrivate mai parole contro le opposizioni, ma si è sempre occupata di trovare un terreno scommesso sui temi, come fatto sul salario minimo avendo lei la responsabilità di guardare il primo partito di opposizione». Insomma, Schlein e Conte sono in piena difficoltà comunicativa alla ricerca di una visibilità mediatica smarrita.