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Lavoro e crescita, Borsa ai massimi: il Paese corre

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Filippo Caleri
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Toh, c’è la crisi geopolitica, guerre in giro per il mondo, Cina in deflazione con l’economia meno del forte del passato. E ancora Europa divisa praticamente su tutto in attesa del verdetto della urne il prossimo anno. In un contesto internazionale in cui «grande è la confusione sotto il cielo», l’Italia, vessata e vituperata negli anni passati, continua a tenere al contrario un ritmo di marcia spedito. Il Prodotto interno lordo registra, nonostante tutto, un segno positivo con performance migliori di Francia e Germania, alleati ma anche competitor agguerriti. Ieri, poi, il dato dell’occupazione ha portato buonumore nelle stanze del governo, e nel Paese tutto. Nel terzo trimestre, ha spiegato l’Istat, l’occupazione su base annua ha segnato un incremento dei posti di lavoro in valori assoluti pari a 481 mila unità in più e un rialzo del tasso pari al 2,1%. Sono ora impiegati, in Italia, 23 milioni 613 mila unità. L’ottimismo è alto perché i nuovi impieghi coinvolgono anche i giovani di 15-34 anni (+81 mila unità ovvero +1,5%). In più, restano al lavoro, e non sono soggetti a espulsioni forzate, anche gli ultracinquantenni. Sono 440 mila in più tra chi ha fino a 64 anni e +72mila tra i 65-89enni, rispettivamente si tratta di un +5,3% e +10,4%. L’occupazione è anche buona dal punto di vista qualitativo perché più stabile.

 

 

Aumentano, infatti, i contratti a tempo indeterminato sia tra i giovani, per la trasformazione delle formule contrattuali a tempo, sia tra le classi di età più anziane per la mancata uscita per pensionamento. E le buone notizie non sono finite. Anche il tasso di disoccupazione è in discesa al 7,3% (-0,4 punti in un anno) con un calo, soprattutto nel Centro Italia, tra donne e giovani. Insomma l’economia italiana non corre a ritmi folli. Ma è in grado comunque di continuare a generare lavoro e ad assorbire sia chi il posto lo ha perso sia chi, finora, è rimasto sul «divano» in posizione di inattività. Segnali positivi che si aggiungono anche a un collage di altri elementi e dati, che complessivamente rafforzano la posizione del nostro Paese in Europa. Soprattutto ora che è alle battute finali la negoziazione per il nuovo Patto di Stabilità, il governo italiano si trova in una posizione negoziale migliore del passato che le consentono di minacciare anche il potere di veto a Bruxelles. Ecco gli altri elementi positivi da aggiungere al quadro. La Borsa italiana, ad esempio, con il Ftse Mib, l’indice più importante di Milano, che nonostante il ritracciamento degli ultimi giorni, ha raggiunto quota 30mila punti, vetta mai toccata dal 2008. Nonostante tassi alti, e dunque l’appeal ritrovato dal mercato obbligazionario, gli investitori continuano a dare fiducia al listino azionario italiano. Dove, c’è da segnalare, sono le banche a brillare, forti del combinato disposto tra i maggiori ricavi dovuti ai tassi alti e una forte patrimonializzazione in crescita rispetto al passato.

 

 

Completa il puzzle la disinflazione determinata dal calo delle materie energetiche. Petrolio e gas sono a livelli di prezzo più accettabili rispetto al post crisi ucraina. Se la tendenza continuasse i benefici sull’economia, nel 2024, sarebbero tangibili sia sotto forma di recupero del potere d’acquisto da parte delle famiglie (e più consumi equivalgono a più Pil) sia per il recupero di competitività sui mercati internazionali dei nostri prodotti. Va aggiunto che nelle tasche degli italiani stanno per arrivare più soldi rispetto al passato, soprattutto in questo ultimo mese. Tra le somme di vacanza contrattuale, riconosciute ad alcune categorie di pubblici dipendenti come gli insegnanti, rivalutazione anticipata delle pensioni per l’inflazione e il conguaglio per il carovita del 2022, il Natale si annuncia più ricco di quello dello scorso anno per pensionati e lavoratori. Senza tener conto degli effetti della riforma fiscale e del taglio del cuneo previsto a partire dal prossimo gennaio. Insomma i fondi nei portafogli ci dovrebbero essere e il 2024, a meno di altre choc imprevedibili, potrebbe rivelarsi migliore del previsto. Previsione con l’obbligo di dita incrociate, ovviamente. Per il governo il vento che soffia è forte e costante in Italia, dove il Pd a guida Schlein è la migliore polizza assicurativa per l’esecutivo Meloni, vista la pochezza e l’inefficacia del suo lavoro di opposizione. Ma le vele sono spiegate anche in Europa. I partner forti, Francia e Germania, tra problemi interni, immigrazione e recessione, non sembrano in condizione di imporre condizioni vincolanti a Roma. In conclusione: per una strana ma benvenuta combinazione astrale l’Italia è tornata ad avere un ruolo centrale nel mondo. Anzi è bentornata. 

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