Mes, la Lega fa muro. Molinari: "Altre priorità, il 14 non lo discuteremo"
"Il Patto di stabilità è lontano dall’essere concluso, e anzi vi do una notizia: penso proprio che il 14 dicembre non discuteremo di Mes". Il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, chiude la porta al Meccanismo europeo di stabilità che l'Italia ancora non ha ratificato. Il leghista al "Caffè della Domenica" di Maria Latella a Radio 24 argomenta: "Spiego perché il ministro Giorgetti ha fatto giustamente presente che è in calendario ma esistono provvedimenti che vengono prima. La posizione della Lega è nota, pensiamo sia uno strumento superato, ma aspetteremo di capire le indicazioni della Meloni in merito".
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La posizione del Carroccio, come ribadito da Molinari, è nota. Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, intervistato ad Affaritaliani sulla discussione alla Camera sulla ratifica del Mes prevista per giovedì 14 dicembre commenta: "Non sto seguendo direttamente la trattativa in Europa sulla riforma del Patto di Stabilità, ma la posizione di Forza Italia è quella già espressa da Antonio Tajani, cioè il Mes può essere approvato se utile ad ottenere la deroga al Patto di Stabilità come l’Italia vuole. Previo un ulteriore passaggio del Parlamento in caso di reale utilizzo". Sull’intenzione di Lega e Fratelli d’Italia di andare a un altro rinvio, Barelli ricorda: "Io so che il ministro Giorgetti è molto attento alla tematica perché sa che la ratifica da parte del Parlamento può essere un contrappeso sulla trattativa per il Patto al fine di arrivare alla deroga e all’esclusione delle spese per il Pnrr e per gli aiuti all’Ucraina per la guerra e anche far slittare di altri due anni il parametro del 3% del rapporto deficit-Pil". L'azzurro spiega che "se mai dovessimo utilizzare il Mes - sottolinea - saremmo in default. Quindi cosa assolutamente improbabile. Il prossimo passaggio parlamentare non è un grande problema, è solo un fatto di principio e da capogruppo di Forza Italia dico che può essere utile per rasserenare gli altri Paesi europei e consentirci di ottenere una risposta positiva alle nostre richieste sulla riforma del Patto Ue. Ma deciderà il governo come e quando procedere".
Ora i leader della destra facciano sentire la loro voce anche a Bruxelles
Nei prossimi quindici giorni i capi di Stato e di governo e, in sede più tecnica, i ministri dell’economia Ue dovranno risolvere in un senso o nell’altro la questione del Patto di stabilità e crescita che regola la convivenza economica e finanziaria dei paesi dell'Unione. A fine anno scade la moratoria che l’Europa si è data per affrontare al meglio la crisi pandemica, aggravata dalla questione energetica. Va deciso come rinnovare un complesso di regole che, fissato nel lontano 1997 sulla base di parametri risalenti al 1992, ormai è ampiamente superato dai fatti. Se non si troverà l’accordo rimarranno in vigore i vecchi paletti imposti per il contenimento dei deficit e dei debiti pubblici dei singoli stati.