L'europa non vuole cambiare
Draghi, la Ue ci si arrocca. Macron cerca alleati, la sinistra entusiasta
È bastata la sola suggestione di vedere Mario Draghi a capo della Commissione europea per ricompattare la sinistra. E così dal Pd a +Europa, passando da Azione e Italia viva, applausi. D'altronde, il "kingmaker" dell'Ue è di nuovo Emmanuel Macron, che dopo aver giocato la carta Ursula von der Leyen, adesso dalla manica esce quella dell'ex presidente della Bce. Che, attraverso fonti a lui vicine, già fa sapere di non essere interessato. Impensabile risposta diversa, a oltre sei mesi dalle elezioni. In ogni caso, Carlo Calenda già gongola: «Possiede l'auctoritas, la dignitas e l'esperienza per far fare all'Ue il salto di qualità di cui ha bisogno». Italia viva dice sì per Draghi con Davide Faraone: «Noi ci siamo». Nel coro c'è anche Sandro Gozi, eurodeputato e segretario del Pd europeo: «Draghi può svolgere con grande autorevolezza qualsiasi ruolo apicale in Europa».
Per Riccardo Magi, «la sua guida sarebbe la migliore garanzia per imboccare la strada necessaria al rilancio dell'Europa». E il centrodestra? L'unica voce finora registrata è quella di Antonio Tajani che senza tentennamenti ferma sul nascere l'ipotesi Draghi. «Il Ppe confermerà la candidatura di Ursula Von Der Leyen» sentenzia il segretario di Forza Italia. Intanto, le manovre di Macron e le interazioni con Olaf Scholz, in Germania, rimettono in pista un consolidamento dell'asse Parigi-Berlino per preparare «la trappola a Giorgia Meloni». Così meno di due settimane fa, dalle nostre colonne, descriveva lo scenario Luigi Bisignani, anticipando, come spesso fa, contesti più o meno suggestivi ma che poi si sono materializzati.
Al momento, la coalizione più probabile per governare l'Ue nel 2024 sembra essere composta da popolari, socialisti e liberali. Un'inversione di tendenza verso gruppi sovranisti potrebbe alterare l'attuale equilibrio europeo. Sono tante le caselle che dovranno incastrarsi al posto giusto. Si parla, tra l'altro, della von Der Leyen a capo della Nato. Ed è anche opportuno ricordare che la stessa von der Leyen ha già incaricato Draghi di preparare un rapporto sul futuro della competitività europea.