Salario minimo, Rizzetto manda in tilt Pd e M5S: "Sputo in faccia? Voi i lama della politica"
Impossibile continuare e fermi tutti. Il salario minimo spacca Montecitorio e tra le forze di maggioranza e opposizione volano parole grosse, prima di una necessaria e fisiologica sospensione della seduta. Camera dei deputati, voto finale sulla legge delega al governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva. Ecco la baruffa. E le premesse c’erano tutte, con Elly Schlein e Giuseppe Conte che nei giorni scorsi avevano annunciato il ritiro della propria firma dal disegno di legge e il leader del Movimento 5 Stelle che si era pure lanciato nello stralcio plateale del testo del provvedimento in aula. Bagarre puntualmente scoppiata dopo i nuovi attacchi della segretaria del Partito Democratico contro il governo.
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Durissima e istantanea la reazione di Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro. "Il vero capo dell'opposizione in questo paese non è il presidente Conte né la segretaria Schlein ma Landini che qualche tempo fa gridava allo scandalo sul salario minimo ma oggi la abbraccia – ha attaccato frontalmente il deputato di Fratelli d’Italia - la contrattazione salariale di secondo livello non è la gabbia salariale, studiate, leggete...". Rizzetto che nel suo intervento ha continuato a punzecchiare l’opposizione, tirando in ballo il passato e rivendicando il lavoro della maggioranza: “Nessuno ha mai fatto nulla sul tema del lavoro povero, anzi, addirittura l'ineffabile ex ministro Orlando dormiva – ha detto il deputato – Quello che noi stiamo facendo ora voi non l'avete neanche mai pensata. Segretaria Schlein dovrebbe leggerla la delega, faremo in sei mesi quello che voi non avete fatto in dodici anni".
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Dopo le rivendicazioni anche una battuta: "Ieri qualcuno ha parlato di sputo in faccia – ha detto ricordando la bagarre del giorno precedente – Devo dire che voi siete i lama della politica italiana perché per oltre dodici anni avete sputato continuamente in faccia non soltanto ai lavoratori, ma anche votando i licenziamenti collettivi. Questa è la sinistra del nostro Paese. Landini è il vostro capo". Urla, fischi e proteste da un lato (quello dell’opposizione), applausi a scena aperta dall’altro (quello della maggioranza). Fabio Rampelli è stato costretto a sospendere la seduta mentre continuavano le urla volavano i “vergogna” e “buffoni”. Le opposizioni, Laura Boldrini e Marco Furfaro in testa, hanno anche esposto i cartelli "salario minimo negato", "non in nostro nome", prontamente rimossi dai commessi alla ripresa della seduta e prima dell’approvazione del provvedimento.