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Ora i leader della destra facciano sentire la loro voce anche a Bruxelles

Gianluigi Paragone
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Il raduno dei sovranisti o, peggio, l’onda nera: la kermesse voluta da Matteo Salvini per far capire l’antifona che intende cantare nella imminente campagna per le Europee 2024 non ha goduto di buona stampa. Era normale. Così come è normale anche il “giorno dopo” fatto di rincorse, da parte della suddetta stampa, per accaparrarsi il commento che faccia polemiche all’interno della maggioranza o che rimarchi i distinguo. Mi permetto, però, di far notare alcune cosette. La prima è fondamentale: questa maggioranza è per lo più nelle mani di partiti (Fratelli e Lega) che davanti agli elettori avevano criticato frontalmente l’Europa, i suoi criteri di bilancio, lo strapotere dell’economia finanziaria per mezzo dei soliti kingmakers (Soros è tra questi, sì...) rispetto all’economia reale e alla tenuta della società dopo anni di profonda crisi. Pertanto, quel che si è sentito dire a Firenze da esponenti europei dell’area antagonista alla “maggioranza Ursula” è il bis o l’aggiornamento di quanto diciotto mesi fa circa sentivamo in campagna elettorale. I vincitori hanno cambiato messaggio? Si sono convertiti al camaleontismo?

 

 

 

Saranno sempre gli italiani, tra qualche mese, a fare il tagliando sulla tenuta delle promesse o sul loro tradimento. Personalmente penso che l’Unione europea abbia bisogno di forze che in parlamento esprimano quel forte disincanto (se non addirittura delusione) che da est a l’ovest, da nord a sud sono presenti nel vecchio continente. O perché si aspettavano risultati di crescita che non ci sono stati, o perché di fronte alle sfide di un mondo multipolare ritengono che le Nazioni stiano meglio da sole nel gioco di alleanze sempre working progress. Da qui le tesi su Ucraina o sul conflitto a Gaza. O, sullo strapotere di una finanza nelle mani di pochi che modella le vite delle moltitudini. L’Europa non ha senso, si sente dire - non ultimo da Mario Draghi - mentre nessuno fa nulla per fermare il procedere lungo il “non senso” o verso gli Stati Uniti d’Europa o verso la dissoluzione dell’Unione. Si deve andare avanti a prescindere. Sovranisti, li hanno definiti.

 

 

Come sempre capita quando qualcuno osa criticare l’eurovangelo neoliberista. Di sovranismo onestamente c’è ben poco fintanto che si sta dentro le logiche “senza senso” di Bruxelles. E ce ne sarà sempre di meno se sugli Stati sovrani si stringono le ganasce non solo di mercati cannibali ma anche di sovrastrutture che modellano per tutti la norma “giusta” in sé. In queste settimane sta facendo molto discutere per esempio un’ultima pericolosa sortita dell’Oms, il cui protocollo si candida a essere vincolante per tutti i Paesi membri, a meno che non si oppongano espressamente. Lo stesso vale anche per ogni finanziamento a prestito (il Pnrr lo è) ovvero per il diabolico Mes, su cui questa maggioranza prosegue coerentemente finora nella critica più dura. Ecco, al di là delle convention come quella di Firenze (nella foto), sarebbe bene che i sovranisti nei rispettivi parlamenti bloccassero ciò che giudicano essere pericoloso. Altrimenti è un giro a vuoto di giostra.

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