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Roma, la sinistra si aggrappa alla nostalgia all'evento di Rutelli all'Auditorium

Giuseppe China
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Più di qualcuno alla vigilia dell’evento sul trentennale dell’elezione diretta dei sindaci, organizzato da Francesco Rutelli in uno tra i luoghi simbolo della sua sindacatura, l’Auditorium parco della musica di Roma, legittimamente si aspettava di ascoltare nel foyer un fitto chiacchiericcio di retroscena politici e non solo. Invece all’interno della sala Goffredo Petrassi testimoni e principali protagonisti di quella stagione, sospesi tra nostalgia e ricordi, hanno contribuito, insieme all’intervento del sindaco Roberto Gualtieri, a mettere in scena una narrazione parziale della città che fra poco più di un anno ospiterà il Giubileo. Le lettere dell’alfabeto scandiscono i temi di chi sale sul palco, ogni oratore non può usare più tre minuti per concludere il suo discorso. Quando in sala c’erano ancora poche decine di ospiti Rutelli con alcuni cronisti presenti si sbilancia sull’attualità politica, in particolare sulla riforma del premierato: «Se la formula del sindaco d’Italia può funzionare? Il sindaco ha funzionato molto bene, però non viveva bene se non aveva un buon consiglio comunale eletto dal popolo. In un periodo in cui i parlamentari non è che siano molto eletti dal popolo. Occhio a questo equilibrio». L’implicito nel suo ragionamento è fin troppo evidente: sono i leader di partito a decidere la composizione delle liste.

 

 

Nonostante sia giunto in platea solo intorno alle 10.30, il primo big a prendere la parola è il commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni: «Rutelli, quando è stato eletto, è diventato il sindaco verde più importante del mondo. Venivano tantissimi ospiti. Roma è stata un cantiere, è stata anche un cantiere di politica». Il riferimento al berlusconismo non poteva mancare: «50 giorni dopo l’elezione di Rutelli c’è stata la discesa in campo e cento giorni dopo la vittoria di Berlusconi. Noi abbiamo dato un contributo alla risposta. Penso che il tempo sia stato galantuomo con Rutelli e la sua squadra. Non dobbiamo fare oggi monumenti alla memoria ma – conclude Gentiloni - festeggiare e riconoscere che è stato molto importante esserci stati». Poi intervengono l’ex ad di Agenzia romana (società chiave nella realizzazione del Giubileo 2000) Lugi Zanda, con un video gli ex sindaci Enzo Bianco e Antonio De Caro, Monica Cirinnà che con un pizzico di tristezza per la sua vecchia delega per i diritti degli animali ricorda: «Sono una gattara e sono stata eletta in Campidoglio».

 

 

L’allora vicesindaco Walter Tocci stronca il centrosinistra contemporaneo, affermando nelle more del suo discorso: «Poi sono venute le primarie per coprire l’impreparazione». A mezzogiorno arriva in sala il sindaco Roberto Gualtieri, poco dopo è sul palco. Dietro di lui giganteggia la T di trasformare. «Stiamo seguendo il modello Giubileo di Rutelli. Quella del Giubileo è una sfida gigantesca. Noi - nel frattempo alle sue spalle, con un tempismo discutibile vengono proiettati alcuni rendering (immagini dell’opera finale, ndr) dei numerosi cantieri cittadini: piazza Pia, piazza dei Cinquecento, le stazioni della metro C Fori Imperiali e Vittoriano, Piazza San Giovanni - siamo partiti in ritardo a causa del Dpcm che è arrivato solo a gennaio». Rivela che prossimamente con un elicottero sorvolerà la città per controllare l’andamento dei lavori. Il tempo inizia a stringere: l’apertura della Porta Santa è prevista fra un anno. L’amara verità viene spiattellata da Walter Veltroni: «Non possiamo posare la nostra esperienza sul tavolo di chi governa oggi. Siamo in una fase in cui il pensiero urbano va ridefinito».

 foto Pasquale Carbone / Conterbo Press

 

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