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Pd, De Luca ospite di Renzi rottama Schlein: linea totalmente bocciata

Claudio Querques
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Cambia la location, non più una vecchia stazione fiorentina ma l’Hotel Romeo, un 5 Stelle fronte-porto: una specie di Leopolda napoletana, un lussuoso albergo con piscina. Matteo Renzi ringrazia il suo editore di riferimento per l’ospitalità ma non esporta la stessa formula, ne inventa un’altra: festeggia «la giornata de Il Riformista». Incassati i complimenti che non t’aspetti dagli ex amici dem per l’intervento contro il governo al Senato, smaltita la rabbia per la battuta al vetriolo di Giorgia Meloni che gli ha chiesto di intercedere sul suo amico principe Mohamed Bin Salman per abbassare il prezzo della benzina, il vulcanico Matteo è in piena fase eruttiva. «La Meloni? Influencer d’Italia». E sull’ipotesi Landini leader dem è ancora più tranchant: «Stanno messi male». Il leader di Italia Viva ha invitato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, l’imprenditore Antonio D'Amato, intervistati da Paolo Liguori, Piero Sansonetti e Augusto Minzolini.

 

 

Con lo "sceriffo" il rapporto è collaudato, con gli altri potrebbe sfociare in qualcosa di più duraturo. Fa comodo a tutti. A Manfredi per rispondere a certe frecciatine di De Laurentiis che freme per lo stadio (“...a Madrid hanno speso 900 milioni“). E a De Luca per il consueto mitragliamento sul Pd, il bersaglio preferito, «l’assicurazione a vita della Meloni». Altre pillole del De Luca pensiero: la nuova classe dirigente «arte povera, sacchi di juta»; il governo che non merita «una medaglia al valore»; la Meloni che «ha intelligenza e capacità comunicativa»; Giorgetti che ha «competenze per rispondere a esigenze reali dell’economia»; Crosetto che «è una persona per bene». Pollice verso invece per il ministro per il Sud Raffaele Fitto, «un prete spretato», reo di «non aver sbloccato 23 milioni dei Fondi di coesione destinati alla Campania».

 

 

La critica sul Nazareno, dicevamo, è feroce: «Il Pd ha affrontato in maniera sgangherata il tempo dei diritti rompendo con il mondo cattolico». L’obiettivo è sempre «Elena Schlein», lui la chiama così, che si focalizza sui diritti civili e non avrebbe un profilo credibile. E le ricorda che grazie a lui «ogni tanto il Pd vince». Quanto ai 5 Stelle, restano nel mirino ma «se si apre un varco e ci sono le condizioni per un alleanza...» tutto è possibile. Definisce Sangiuliano (che potrebbe candidarsi alle Europee) «ministro delle cerimonie» e il responsabile del Collegio romano replica: «Fa un’ottima imitazione di Crozza». Il resto è il contorno. Il terzo mandato per i presidenti di regione, la Severino che non si applica per i parlamentari. Il garantismo per tracciare un confine entro i quali è possibile stringere alleanze. Ed ecco il punto: l’asse Matteo Renzi-Vincenzo De Luca-Cateno De Luca, l’ex sindaco di Messina, nuovo tribuno del federalismo meridionalista. Aspettando la prossima Leopolda.

 

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