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Ue, la sfida di Lollobrigida: “Un nuovo modello anche per il cibo”

Giuseppe China
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Cultura rurale, pesca e produzione alimentare sono solo alcune sfaccettature di un tema, la sostenibilità ambientale, che avrà un peso decisivo sul futuro europeo, a partire proprio dalla prossima tornata elettorale di giugno. Circostanza sviscerata durante l’evento "I primi ecologisti", organizzato dal gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr) a Pistoia, dove ieri è intervenuto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. «Le politiche di Timmermans (Frans, ex vicepresidente della Commissione Ue, ndr) sono state già sconfitte in Olanda, nella sua nazione, e io credo che quel modello di Europa sia superato. L’Europa deve essere più forte ma l’Europa nasce nel 1957 sulla base dell’eliminazione delle ragioni per le quali le nazioni europee si scontravano e portavano al conflitto: cioè per l'acciaio e il carbone. Anche il cibo – ha aggiunto il titolare del dicastero dell’Agricoltura - è un elemento che porta a conflitto e dobbiamo mettere insieme le energie europee per rendere l’Europa più forte, ripartendo da quello che volevano i padri fondatori e non da quello che si erano messi in testa invece quelli che in nome dell’ideologia pensavano di rendere l’Europa più debole e meno libera». Parole non casuali quelle del ministro che poco prima aveva accostato il rischio di uno stop all’approvvigionamento alimentare, al blocco energetico imposto da Vladimir Putin, dopo l’inizio della guerra russo-ucraina, alla gran parte dei Paesi dell’Ue.

 

 

Negli ultimi anni alcune scelte prese dall’europarlamento «ci hanno messo in ginocchio». Dunque per cambiare rotta occorre sbarazzarsi del paradigma del pensiero green - «il mondo agricolo, nemico dell’ambiente» - e abbracciare idealmente la compatibilità tra ambiente e agricoltura. È il grande obiettivo che Conservatori e Riformisti europei sperano di mettere in pratica, in caso di successo alle elezioni del 6-9 giugno 2024. A Palazzo degli Anziani, nel corso della due giorni, le parole più utilizzate sono gestione, responsabilità, pragmatismo e conservazione. Termini che illustrano in modo chiaro la visione dei partecipanti al convegno, fortemente voluto dal co-presidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, per risolvere le numerose criticità che ogni giorno devono essere affrontate dall’intero settore. Rifornimento di acqua di qualità, fitopatie, spopolamento delle campagne, fertilità del suolo rappresentano sicuramente alcune delle questioni più complesse. E in parte irrisolte. Va da sé che tutto ciò contribuisce «alla perdita giornaliera di circa 800 aziende agricole che – come ha messo in luce il commissario europeo all’agricoltura Janusz Wojciechowski – nella maggior parte dei casi hanno dimensioni inferiori ai dieci ettari». Per invertire la rotta l’Ue, tra il 2021 e il 2027, investe nove miliardi di euro in ricerca e innovazione: un terzo di questo bilancio permette di sviluppare strumenti che stanno modernizzando il settore, assicurando al tempo stesso la protezione della natura. Senza dimenticare la Pac (politica agricola comune) che con i suoi finanziamenti punta a creare nelle aree rurali 400.000 posti di lavoro.

 

 

Una due giorni ricca di dibattiti a cui hanno partecipato numerosi ospiti: tra questi gli europarlamentari del gruppo Ecr Sergio Berlato, Elisabetta De Blasis e Pietro Fiocchi; ma anche i volti dell’associazionismo Massimiliano Giansanti (presidente Confagricoltura), Cristiano Fini (presidente di Cia) e l’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia. Proprio quest’ultimo ha dichiarato: «Oggi (ieri per chi legge, ndr) per la prima volta celebriamo anche una serie di vittorie del sistema Paese. Noi siamo i campioni della transizione verde come Italia, abbiamo 65 miliardi di euro di valore aggiunto contro i 30 milioni di emissioni di Co2 equivalenti che sono un terzo della Germania e metà della Francia. Nessuno ha da insegnarci, siamo costantemente impegnati a migliorare ma con numeri, concretezza, competitività e non con approcci ideologici». Sempre nel corso dell’ultima giornata, a margine del panel sul «Green deal» è intervenuto il presidente di Aur (Alleanza per l’unione dei romeni), George Simion: «Abbiamo un’opportunità di cambiare le cose. L’Italia con la leadership di Giorgia Meloni e con la sua coalizione può fare ciò che è necessario». In vista delle elezioni l’esponente politico ha esortato all’unità la destra europea, strategia che a suo dire permette di escludere i socialisti. E proprio per raggiungere il suo obiettivo, oggi incontrerà a Firenze il leader della Lega, Matteo Salvini.

 

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