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Delmastro non si dimette e Meloni lo blinda: il governo fa quadrato sull'assalto

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Nella tempesta politica che circonda il caso Delmastro, il sottosegretario alla Giustizia si aggrappa al suo scranno, respingendo le richieste di dimissioni con un deciso "non mi dimetto. Perché dovrei?". La sua permanenza nel ruolo è influenzata non solo dalla sua volontà, ma anche dalla determinazione di Giorgia Meloni, leader di FdI, che ha impartito l'ordine di difendere strenuamente il vice di Carlo Nordio. La vicenda ha preso una piega imprevista con il rinvio a giudizio: la decisione del Giudice dell'Udienza Preliminare (Gup) sorprende l'esecutivo, che contava sulla richiesta di non luogo a procedere avanzata dalla Procura di Roma tramite il procuratore aggiunto Paolo Ielo. La reazione della presidente del Consiglio non si fa attendere: secondo Repubblica è furiosa per la svolta del caso e ha rimarcato il suo sostegno a Delmastro, già espresso nel luglio scorso. Il suo messaggio è chiaro: nessun fedelissimo sarà sacrificato.

 

 

In questo clima teso, le opposizioni valutano strategie per rispondere al rinvio a giudizio. Una possibile mossa potrebbe essere la presentazione di una mozione di sfiducia al sottosegretario, ma Giovanbattista Fazzolari - che Meloni ha schierato proprio sulla vicenda - la definisce una scelta destinata al fallimento: alla fine otterrà la piena fiducia del Parlamento. Un'altra strada possibile, suggerita da esponenti del Partito democratico come Debora Serracchiani e Andrea Orlando, potrebbe essere la richiesta di presenza in Parlamento di Nordio e Meloni, per chiedere loro conto della difesa del sottosegretario. Gli animi si infiammano sempre di più dopo l’intervista del ministro Crosetto sui timori di un attacco della magistratura.

 

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