Cutro, il governo chiede di costituirsi parte civile contro gli scafisti
Il 26 febbraio scorso 94 migranti sono morti nel naufragio di Cutro. Per quella strage sono a processo un turco, Sami Fuat di 50 anni, e due pakistani, Khalid Arslan, di 25 anni e Ishaq Hassnan di 22, mentre un quarto presunto scafista, Ufuk Gun, turco di 28 anni, ha scelto il rito abbreviato e sarà giudicato oggi dal gup del Tribunale di Crotone. Ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha dato disposizioni all’Avvocatura generale dello Stato affinché si costituisca parte civile, in rappresentanza di Palazzo Chigi e del ministero dell’Interno. L’udienza nella quale è prevista la costituzione delle parti civili è fissata sempre per oggi. La presidenza del Consiglio spiega che «la decisione è stata presa in considerazione della estrema gravità dei fatti, che hanno visto la morte di almeno 94 migranti e un elevato numero di dispersi». È utile ricordare che agli imputati, in concorso tra loro, sono contestati il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il naufragio colposo e la morte come conseguenza del delitto di favoreggiamento. I presunti scafisti sono accusati di aver chiesto dai 7.500 ai 9.500 dollari ai migranti che, partiti dalla Turchia, avevano attraversato l’Egeo a bordo del caicco "Summer Love". Lo zainetto pieno di soldi sarebbe sparito nel naufragio.
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L’udienza era stata rinviata a causa della questione che riguarda il risarcimento dei familiari delle vittime del naufragio. Oggi, infatti, il Tribunale di Crotone si esprimerà sulla richiesta di estromissione dal processo presentata dalla Consap, ente statale interamente partecipato dal ministero dell’Economia, presso cui è istituito il Fondo di garanzia vittime della strada che ha come scopo quello di coprire i risarcimenti alle vittime anche per incidenti nautici avvenuti con imbarcazioni che hanno l’obbligo di assicurazione. A presentare la richiesta di citare in giudizio il fondo di garanzia vittime della strada era stato, in una precedente udienza, uno degli avvocati che assistono i familiari delle vittime del naufragio. E il collegio penale presieduto dal giudice Edoardo D’Ambrosio aveva accolto la richiesta. Il 15 novembre scorso, però, il Fondo - rappresentato dall’avvocato Giulia Bongiorno, senatrice della Lega - si è costituito ma si è opposto alla citazione e ha chiesto l’estromissione dal processo sostenendo che il natante naufragato non era stato utilizzato per diporto né adibito a trasporto pubblico e per questo motivo non può essere assoggettato al codice delle assicurazioni che regola anche l’intervento del fondo di garanzia per le vittime della strada.
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Le opposizioni avevano subito attaccato il governo sostenendo di non avere intenzione di risarcire i parenti delle vittime. Una polemica stoppata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che, in occasione della sua visita a Crotone il 17 novembre, ha assicurato: «Lo Stato farà tutto quello che gli compete per indennizzare le vittime di questa drammatica tragica sciagura accaduta a febbraio». Secondo il responsabile del Viminale la richiesta di Consap «è un dato formale, una di quelle eccezioni processuali che si fanno in contesti giudiziari, ma lo Stato non si volta assolutamente dall’altra parte». Questo è solo il primo filone processuale che riguarda la strage di Cutro. Ce n’è anche un secondo che intende accertare se ci siano stati o meno responsabilità nei mancati soccorsi da parte delle autorità italiane. In questo caso gli indagati sono sei, tre dei quali sono ufficiali e sottoufficiali dei reparti aeronavali della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, Crotone e Taranto.
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