Pro Vita, "quella bomba gettata davanti alla sede era pronta a esplodere"
L’assalto alla sede di «Pro Vita e Famiglia». E un ordigno ritrovato all’interno dei locali, al di qua di una vetrina sfondata, in grado di esplodere fare molto male. La coda della manifestazione di sabato promossa dalle femministe di «Non una di meno» vede ancora lo scontro sulla degenerazione, avvenuta con l’accanimento contro gli uffici dell’associazione antiabortista. «Questo è l’ordigno esplosivo rinvenuto dalla polizia nella nostra sede», dice Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita, mostrando il congegno all’agenzia Dire. «L’oggetto, buttato dentro la sede tramite una vetrina sfondata dietro le grate della serranda, è stato analizzato dalla scientifica che ha certificato la presenza all’interno di polvere pirica che, se innescata, lo avrebbe fatto sicuramente esplodere». Intorno all’accaduto si è snodato il dibattito politico di ieri. Soprattutto su un punto, l’imbarazzo di certa sinistra che aveva appoggiato politicamente la manifestazione.
Assalto a Pro Vita, Meloni smaschera la doppia morale di Landini e compagni
Così, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha osservato: «Voglio interrogare tutti su una questione banale: la violenza va condannata sempre o solamente quando si rivolge a qualcuno di cui condividiamo le idee? È questa la domanda sulla quale, da parte di certa sinistra, non abbiamo mai avuto una risposta chiara». Dunque, ha aggiunto «spero stavolta arrivi, da Elly Schlein, da Giuseppe Conte, da Maurizio Landini e dalla Cgil ai quali tutti manifestammo la nostra solidarietà in occasione del vergognoso assalto alla sede del sindacato». Il centrodestra si unisce, nelle sue varie anime, alla solidarietà verso l’associazione colpita: «La grave aggressione a Pro Vita con tutte le conseguenze che stanno emergendo dimostra quanto sia pericoloso il clima di intolleranza che alcuni settori della sinistra stanno alimentando», dice Maurizio Gasparri, neo capogruppo di Forza Italia in Senato. «Invito tutti a non sottovalutare questi fenomeni ed a condannarli con decisione. Non ci possono essere attenzioni in alcuni casi e distrazioni in altri»”.
"Hanno aggredito", la bordata di Bernardini de Pace alla piazza femminista
Il centrista Maurizio Lupi osserva: «Non riusciamo a comprendere e condanniamo duramente, la violenza da parte di chi si professa contro ogni forma di aggressione. L'intimidazione violenta nei confronti dell'associazione Pro Vita e Famiglia durante la manifestazione a Roma va duramente condannata». Dalla Lega, il vicesegretario Andrea Crippa punta il dito sul silenzio dei dem, il quale «fa capire la dimensione umana del Pd e della sua leader: non esprimere una parola di solidarietà di fronte a una vile aggressione nei confronti di una associazione che sostiene la Vita è qualcosa di vergognoso».
Insomma, il refrain che viene mosso dal centrodestra è quello della chiamata ad una presa di posizione forte dal mondo della sinistra. Che arriva solo a media intensità.
Ordigno inesploso nella sede di Pro Vita: "Un vero atto terroristico"
Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, dice: «Noi condanniamo, io condanno insieme a tutto il Movimento 5 stelle, tutti gli atti di violenza. Ci troveranno sempre conto. Non vorrei, però, che questo fosse anche un modo per sminuire una grande mobilitazione». Più o meno stessa posizione dalla Senatrice Pd Valeria Valente: «L'assalto alla sede di Pro Vita è da condannare senza se e senza ma, come ogni atto di violenza. Le posizioni di Pro Vita sono quanto di più distante dalle idee del movimento femminile e femminista, ma il rispetto delle parti è la precondizione del vivere civile. Detto questo, è sbagliato utilizzare tali argomenti per tentare di sminuire la portata di quella piazza, organizzata da "Non una di meno"». A sera, poi, arriva anche la presa di posizione della Cgil, che «come sempre ha fatto e sempre farà, condanna ogni forma di violenza. Parla per noi la nostra storia e la nostra pratica». Tuttavia poi il sindacato si rivolge a Giorgia Meloni per chiederle «come intende rispondere alla grande manifestazione di sabato». Insomma, ributtare la palla di là. Non l’atteggiamento migliore per condannare un gesto di mera violenza.