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Manovra, le soluzioni del governo per le pensioni dei medici

Gabriele Imperiale
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Il governo sarebbe pronto a correggere, con un maxi emendamento, l’articolo 33 della manovra, quello cioè che taglia la pensione a 732 mila lavoratori pubblici in vent’anni di cui 55.600 medici. L’indiscrezione è di La Repubblica che sostiene che il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sarebbe pronta a discuterne con i sindacati convocati a Palazzo Chigi. E sul tavolo ci sarebbe tre opzioni: escludere solo i sanitari dal taglio, posticipare la misura solo per i medici o salvare tutti i dipendenti, penalizzando però le uscite anticipate. Sulle ipotesi al vaglio però non ci sarebbe ancora la quadra. Palazzo Chigi, con il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari in testa, non sarebbero favorevoli alla soluzione suggerita da Matteo Salvini e la Lega, cioè quella di posticipare per tutti di uno o due anni l’entrata in vigore del ricalcolo, senza grandi scossoni per le casse dello Stato. 

 

 

In questo scenario però, gli scettici sostengono che si scatenerebbe di fatto una vera e propria fuga di pensionandi. Di certo l’idea del ritiro dell’articolo, chiesto a gran voce da Luigi Sbarra e la Cisl, non è nemmeno tra le opzioni in campo. Cgil e Uil in più non apprezzerebbero l’esenzione mirata, mentre il Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta ha fatto però capire che per lo stralcio servirebbero 2 miliardi subito – tanto quanto vale l’intervento nel suo anno di picco. A fare i calcoli ci ha pensato l’Ufficio parlamentare di bilancio che ha parlato di un risparmio per lo Stato – proprio grazie all’articolo 33 – di ben 21,4 miliardi al netto delle tasse fino al 2043. Secondo La Repubblica, però, per alcuni dei lavoratori pubblici coinvolti – dipendenti degli enti locali tra cui gli infermieri, medici, insegnanti di materne ed elementari, ufficiali giudiziari – l’articolo 33 porterebbe a una perdita fino a tre anni di contribuzione, con un ammanco di oltre 3 mila euro all’anno.

 

 

Giorgia Meloni però non vuole saperne di fare passi indietro e da Palazzo Chigi continuano a ripetere come un mantra: “Eliminiamo le iniquità di vecchi parametri troppo generosi rispetto agli altri dipendenti”. Ma sull’articolo aleggia anche lo spettro “doppia incostituzionalità” e per non incorrere nel rischio di creare una norma retroattiva e tolta solo ad alcune categorie, si punta a limitare nel tempo l’esenzione ad esempio dei medici, giustificandola con l’emergenza nella sanità e la necessità di trattenere quanti più sanitari possibili al lavoro.

 

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