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Sangiuliano e le colpe di Franceschini: l'ex ministro e la parità di genere dimenticata

Gianfranco Ferroni
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La storia del film «C’è ancora domani» di Paola Cortellesi, baciato dal successo di pubblico e di critica, e che invece era stato bocciato dalla commissione tecnica del ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini, è da antologia. «Progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica», era stata la sentenza da bollino nero, applicato senza pietà alla pellicola: in passato altri giudizi avevano cercato di fermare Gabriele Muccino, per esempio. Ma qual è la ciliegina sulla torta? Il tentativo di affibbiare all’attuale titolare del dicastero della cultura, Gennaro Sangiuliano, la responsabilità dell’operazione contro il progetto della Cortellesi, nascondendo il nome del suo precedessore, il dem Franceschini.

 

 

Sarebbe il caso di dare vita a una rassegna cinematografica con i film che erano stati bocciati dall’allora Mibact e che, nonostante tutto, sono stati prodotti arrivando anche nelle sale. Che poi, a vedere i «premiati» dal Collegio Romano gestito da Franceschini, quell’elenco ha valutato positivamente solo i film diretti da uomini, con Marco Bellocchio in testa alla lista: Cortellesi era l’unica donna, ed ha conquistato una bocciatura. E la parità di genere?
Non era una bandiera da sventolare, per il Pd di cui l’ex ministro è sempre un protagonista?

 

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