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Giulia, Carfagna boccia il corteo delle femministe: "Che c'entra Israele?"

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"Non una commemorazione delle vittime di femminicidio ma un punto di concentrazione della rivolta alla violenza strutturale che colpisce le nostre vite”. Così Non una di meno, il movimento femminista e transfemminista nato nel 2016 e che si batte contro ogni forma di violenza di genere, ha presentato la manifestazione di Roma. Oggi un grande corteo percorrerà le strade della Capitale. L'invito è arrivato anche a Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, la ragazza scomparsa con l'ex fidanzato Filippo Turetta e poi ritrovata morta in un canalone. Il problema sorge nel momento in cui chi scende in piazza usa la storia della giovane 22enne e il delicato argomento del femminicidio per ostacolare Israele e la sua lotta al gruppo terroristico di Hamas. Questo è quanto ritiene Mara Carfagna in un'intervista concessa a Repubblica. 

 

 

"C’è una parte della piattaforma con la quale è stata convocata la piazza di Roma, che non condivido: quella in cui si accusa Israele di colonialismo. Non ho capito cosa c’entra con la violenza contro le donne": così ha esordito la presidente di Azione. Dopo anni di battaglie femministe, anche Mara Carfagna ha detto no al corteo organizzato da Non una di meno. "Una scelta che mi pesa molto", ha assicurato. "Mi sarebbe piaciuto scendere in piazza a difesa delle donne, apprezzo quelle che ci andranno nel nome di Giulia e delle tante Giulia che ogni giorno vengono uccise o rischiano la vita per mano di un uomo, ma non concordo con la politicizzazione della piattaforma laddove si accusa Israele di perpetrare un genocidio a Gaza, senza dire neppure una parola sugli stupri commessi il 7 ottobre ai danni delle donne israeliane", ha spiegato.

 

 

"Chi sta usando la tragedia di Giulia per rompere il fronte e affermare il protagonismo di una minoranza non è amico della libertà femminile. Per convocare la piazza del 25 novembre sarebbero bastate 5 parole. Fermate la violenza sulle donne. Aggiungere contorte rivendicazioni ideologiche o addirittura giudizi sul conflitto israelo-palestionese serve solo a dividere", ha aggiunto. 

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