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Giulia Cecchettin, la foto di Meloni che smonta la teoria della destra “patriarcale”

Dario Martini
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L’omicidio di Giulia Cecchettin continua ad essere strumentalizzato politicamente. La teoria della sinistra ormai è assodata: la società italiana è permeata da una cultura patriarcale di cui è portatrice la destra al governo. C’è chi lo sostiene con giri di parole e chi lo dice apertamente. Lilli Gruber, durante la sua trasmissione Otto e Mezzo, dialogando con la scrittrice e attivista Carlotta Vagnoli, fa riferimento al fatto che Giorgia Meloni abbia scelto di farsi chiamare «il presidente del Consiglio». «È un mistero della fede per me», dice la conduttrice, che aggiunge: «Sarà anche questo una cultura di destra patriarcale...». Poi chiede a Vagnoli se lo slogan di destra «Dio, patria, famiglia» c’entri qualcosa con il femminicidio di Giulia. La risposta di Meloni arriva su Facebook, con tanto di foto che la ritrae assieme a madre, nonna e figlia. «Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo - scrive il premier -. Ora la nuova bizzarra tesi sostenuta da Lilli Gruber nella sua trasmissione di ieri sera è che io sarei espressione di una cultura patriarcale. Come chiaramente si evince da questa foto che ritrae ben quattro generazioni di "cultura patriarcale" della mia famiglia. Davvero senza parole».

 

 

La polemica non si chiude qui, perché Gruber rilancia: «Ringrazio Giorgia Meloni per l’attacco che considero una prima dimostrazione della sua volontà di aprire un dialogo costruttivo con la stampa, un esercizio di democrazia al quale lei è poco abituata». Sono ormai giorni che la sinistra, Elly Schlein in testa, accusa la maggioranza di governo di non fare abbastanza per prevenire la scia di sangue di donne uccise dai partner. A finire nel mirino del Pd, stavolta, è lo psicologo Alessandro Amadori. La sua colpa? Avere scritto un libro nel 2020 dal titolo: «La guerra dei sessi. Piccolo saggio sulla cattiveria di genere». L’intento è riuscire a gettare le basi di una nuova «alleanza di genere». Ma alcuni passaggi del libro, come quello in cui scrive che «anche le donne sono cattive», hanno fatto infuriare la sinistra che lo ritiene indegno di ricoprire il ruolo di coordinatore del progetto di educazione affettiva nelle scuole che il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara presenterà oggi. Peccato che Amadori non sia affatto il coordinatore del progetto.

 

 

Chi se ne occupa, infatti, è Mauro Antonelli, capo della segreteria tecnica. Amadori è solo un consigliere. Tanto che Valditara è costretto a specificare: «Non c’è nessuna consulenza affidata a nessuno: c’è un progetto che è stato fatto, scritto dal dipartimento del Ministero dell’Istruzione e del Merito, un progetto che è il frutto di un ascolto ampio che presento io e firmo io. Il resto sono polemiche che stanno a zero». Il Pd, insoddisfatto, apre un’altra polemica. Stavolta nei confronti della Rai, rea di non aver invitato esponenti Dem a Domenica In mentre si parlava del delitto di Giulia. I parlamentari del Pd in commissione di Vigilanza hanno presentano addirittura un’interrogazione all’ad della Rai.

 

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